Nove anni e più per arrivare dalla Sicilia alla Sardegna. Avesse viaggiato legata alle zampe d'un piccione viaggiatore, avrebbe impiegato un paio di giorni.
Ha scelto invece la lumaca, la lettera imbucata ad Agrigento il 6 luglio del 2005 e consegnata al suo destinatario, un anziano residente nel quartiere di san Nicola, a Oristano, l'altro ieri. A ritrovarsela tra le mani, l'uomo s'è interrogato smarrito. Non pensava potesse trattarsi di quell'invito a lungo atteso, poi sostituito da un'imbarazzata telefonata giunta a colmare l'inspiegabile ritardo fatto segnare dalla corrispondenza. Invece ha dovuto ricredersi: con le Poste non si perde niente. Tranne (a volte) la pazienza, e forse la fiducia. «Addio lettere lumaca», rassicurava roboante un comunicato stampa col quale s'annunciava l'esordio della posta prioritaria. Era il 18 giugno del 1999 e gli italiani si lasciavano accarezzare dal sogno: «Il nuovo servizio consentirà di recapitare una lettera, su tutto il territorio nazionale, il giorno successivo a quello della spedizione, al costo di un francobollo di 1.200 lire per le buste che peseranno 20 grammi». L'ultima nata avrebbe dovuto rivoluzionare il sistema, soppiantando la malconcia posta ordinaria, quasi una sfigata nell'universo postale, costretta ad accontentarsi di matrimoni combinati con modesti francobolli da 800 lire e tempi di consegna contenuti (senza impegno) nell'arco dei tre dì.
È finita in tragedia: dal giugno del 2005 la bistrattata ordinaria è scomparsa. Meno siamo meglio stiamo, garantivano le Poste: «Con l'introduzione della tariffa unica puntiamo a semplificare e migliorare il recapito in prospettiva dell'apertura totale del mercato, che avverrà presumibilmente entro il gennaio del 2009».
E infatti a poche settimane dall'avvento della strombazzata rivoluzione partiva dagli sportelli agrigentini la prioritaria che sarebbe stata recapitata all'indirizzo oristanese 9 anni, 2 mesi e 17 giorni più tardi.
«Un caso isolato», si difendono adesso dall'azienda: «Nel 2012 il 92,4% delle lettere è stato consegnato nell'arco delle 24 ore». Eppure, le eccezioni (confidando siano tali) non mancano.
Nel bellunese una lettera spedita da Pedavena l'11 aprile del 2013 è stata smistata a Feltre soltanto il 18 febbraio del 2014: recava il nulla osta per una gara ciclistica svoltasi nel giugno dell'anno prima. E se non fa testo (perché ante prioritaria) il volantino elettorale impostato a Pordenone il 3 luglio 1996 e giunto a destinazione con 17 anni dopo, quando già il ricevente era passato a miglior vita, non altrettanto può dirsi per la consorella che nel 2013 s'è presa 8 mesi per coprire 80 chilometri, da una città all'altra della provincia di Pordenone. Episodi magari marginali, che spargono però il sale della polemica su una ferita aperta. «Non è ipotizzabile poter finanziare all'infinito coi proventi della banca e dell'assicurazione i servizi postali», puntualizzava in piena estate l'ad di Poste Italiane, Francesco Caio, davanti ai componenti della Commissione Bilancio della Camera che lo incalzavano sulle criticità del servizio postale. Un settore di cui Poste Italiane (che dai servizi bancari e assicurativi trae l'80% dei ricavi, contro il 50,5% del 2002) probabilmente farebbe volentieri a meno: costa annualmente circa 1 miliardo, ma lo Stato di suo ci mette 340 milioni.
Pochi, troppo pochi, secondo Caio, per andar avanti come nulla fosse: «Dobbiamo trovare il nuovo equilibrio del servizio universale nell'evoluzione
della corrispondenza e nella logistica, attraverso l'e-commerce». Un settore che solo in Italia muove ogni anno miliardi. Ben 23 nel 2013. Il futuro di lettere e cartoline? Nei pacchi. Sperando non sia un pacco (prioritario).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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