Renzi isolato dal Pd. "Veti per antichi rancori così potremmo perdere"

A Iv offerti appena due seggi. Ira del leader: "Si assumono una bella responsabilità..."

Renzi isolato dal Pd. "Veti per antichi rancori così potremmo perdere"

L'obiettivo di Enrico Letta è portare Matteo Renzi allo sfinimento. Offrirgli la resa. Ma solo quando la partita sull'alleanza nel centro-sinistra sarà già chiusa. Prendere (due seggi) o lasciare? È questa la strategia del Nazareno, che considera in cassaforte l'intesa con Carlo Calenda. E che nel frattempo vuole mettere Renzi spalle al muro.

Si lavora a questo obiettivo. Al Giornale fonti dem di primo piano confermano: «Alla fine l'accordo tra Pd e Italia viva si farà. Ma Renzi sarà costretto a trattare da una posizione di debolezza». E in effetti la manovra di accerchiamento produce i primi risultati. Renzi fiuta il pericolo e cerca di uscire dall'angolo: «Corriamo da soli. Non mi faccio umiliare», ha ribadito mercoledì sera durante la riunione con i gruppi parlamentari. Italia Viva è attestata all'1,9 per cento. Per portare a casa una decina di parlamentari bisogna arrivare almeno al 3. Impresa complicata. Lo sfogo renziano è plastico nell'ultima E-news, che si trasforma in un appello disperato: «C'è qualcuno che mette il veto su di noi in coalizione, per antichi rancori personali. E va bene. Chi fa questa scelta si assume una bella responsabilità in caso di sconfitta. Chi vuole costruire una coalizione vera, sui contenuti, sa dove trovarci. Chi pensa di comprarci con tre posti, non ci conosce», scrive il rottamatore.

Renzi grida. Letta ascolta e gode. Il senatore di Scandicci spera che si apra un varco al Nazareno. C'è un ostacolo: è in corso la composizione delle liste. Il potere è nelle mani del segretario. Anche i renziani rimasti ne Pd se ne stanno buoni, in attesa della candidatura. Col passare delle ore in casa di Italia Viva svanisce l'ipotesi di un terzo polo con Calenda. Il leader di Azione sta trattando sui collegi. Renzi prova a sabotare la trattativa: «Per noi fare politica significa chiedere un voto per portare avanti delle idee. Non nascondersi in una finta coalizione per recuperare una poltroncina di consolazione. Il 25 settembre è la sfida più bella che potevamo chiedere. I greci dicevano che un momento come questo è un kairos, un tempo di grazia e opportunità. Loro saranno alleati nelle urne, ma divisi già in campagna elettorale. Noi saremo liberi di poter fare un discorso di verità al Paese».

Si aggrappa a Draghi, sperando di trovare terreno fertile nei draghiani del centro-sinistra: «A destra sono sicuri di vincere e già litigano su chi deve andare a Palazzo Chigi. Io lavoro perché non abbiano i numeri e siano costretti a tornare a bussare alla porta di Mario Draghi. Ma perché ciò accada bisogna mandare in Parlamento gente capace, non chi diceva Conte o morte». La corsa solitaria o l'umiliazione? Il bivio è questo. Per la corsa solitaria servono candidati in tutti i collegi e soldi per la campagna elettorale.

L'ex premier prova a motivare la base: «Chi vuole darci una mano per fare questa campagna elettorale sappia che noi non offriamo seggi ma solo tanta fatica. Abbiamo bisogno di arrivare a diecimila volontari. Diecimila persone che si iscrivano a questa piattaforma. Saranno il nostro valore aggiunto. Si tratta molto semplicemente di dedicare del tempo ogni settimana per iniziative sul territorio, sui social, per coinvolgere amici e per lavorare assieme. Chi vuole dedicarci del tempo, anche un'ora a settimana a settembre (anche ad agosto per chi c'è), lo faccia. Questa non è la mia sfida, questa è la vera sfida di tutti quelli che vogliono far crescere l'area del buon senso.

Abbiamo bisogno di fare una grande Leopolda. Abbiamo bisogno di contributi economici, come sempre trasparenti. L'obiettivo è raccogliere 100mila euro in contributi da 5, 10, 50 euro, da più persone possibili». Carica i suoi. Ma spera in una resa onorevole.

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