Il ricatto della Russia per liberare il grano. "Pronti al dialogo, ma prima via le restrizioni"

La proposta di Mosca. Il no di Kiev. L'Ue: "Basta parole, ora servono i fatti"

Il ricatto della Russia per liberare il grano. "Pronti al dialogo, ma prima via le restrizioni"

Dopo il gas ora il problema è il grano che rischia di marcire. Le riserve di cereali che Mosca tiene bloccate nei porti del mar Nero diventano ogni giorno di più un obiettivo della «guerra collaterale» che i due Stati stanno combattendo. L'Onu fa risuonare l'allarme: se l'export non sarà rimesso in moto, centinaia di milioni di persone rischiano la fame perché dipendono da quegli aiuti. Si teme l'effetto domino, devastante: carestie e guerre per il cibo, migrazioni di massa. E aprire vie usando quello che rimane dei rapporti diplomatici con la Russia, scatena ricatti e tensioni. Ecco perchè «sono in corso colloqui per creare corridoi sicuri grazie al supporto militare per assicurare l'export di cereali dall'Ucraina», ha detto il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al Forum economico mondiale di Davos. «Stiamo aumentando la capacità di effettuare spedizioni, che stanno già avvenendo attraverso corridoi terrestri», attraverso «Polonia e Romania», ma «chiaramente non rimpiazzano» la capacità di trasporto via mare, anche se «stiamo valutando altre opzioni via terra, per arrivare ad altri porti. Sono in corso colloqui per creare corridoi sicuri, possibilmente con qualche assistenza militare, per garantire la sicurezza delle navi che attraversano il Mar Nero. Sarebbe il modo più rapido di sbloccare le esportazioni ucraine». A formare questi convogli navali scortati, prosegue Dombrovskis, «sarebbero le navi ucraine, provenienti dai porti ucraini. Se c'è la possibilità di aprirlo, eccellente», altrimenti «stiamo lavorando sulle alternative». Per Dombrovskis, siamo di fronte ad una «azione deliberata da parte della Russia per creare problemi di sicurezza alimentare. Stanno bruciando le scorte ucraine, distruggendo le infrastrutture agricole». Per quanto riguarda le esportazioni di cereali dalla Russia, «non c'è nulla che impedisce a Mosca di esportare il suo grano, a parte le sue intenzioni maligne. La Russia sta manipolando le forniture di grano a fini politici, dato che le esportazioni alimentari non sono colpite da sanzioni», conclude. «La guerra in Ucraina può generare altre guerre per quello che può accadere sui mercati dal punto di vista alimentare ed energetico», ha affermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

«La Russia sta ricattando il mondo chiedendo di revocare le sanzioni in cambio dello sblocco delle esportazioni alimentari dell'Ucraina. Qualsiasi politico o funzionario straniero che possa pensare di accettare questo gioco dovrebbe prima visitare le tombe dei bambini ucraini uccisi», risponde il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. La Russia, tramite il vice ministro degli Esteri Andrey Rudenko, si dice pronta al dialogo con tutti i partner internazionali, rispondendo ad un appello in questo senso lanciato dall'Occidente a Mosca. La Russia, ha inoltre affermato Rudenko, è pronta a fornire un corridoio umanitario per le navi che trasportano prodotti alimentari fuori dall'Ucraina. Intanto le immagini satellitari di Planet Labs, hanno mostrato navi russe che si sono spostate verso la zona di carico del porto di Mariupol dove, come riporta Radio Svoboda, sarebbero stoccati il grano ucraino e i prodotti d'acciaieria di Metinvest, che appartiene all'oligarca Rinat Akhmetov.

«Tutto ciò che proviene dal Cremlino oggi ha davvero poco credibilità, ogni annuncio non può essere ritenuto credibile a meno che non venga seguito da azioni concrete», ha replicato una fonte diplomatica europea commentando le parole del vice ministro degli Esteri russo. «Sono le azioni illegali della Russia ad aver creato questa crisi, sia energetica che alimentare», sottolinea.

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