San Paolo. La Banca centrale venezuelana, la Bcv, ha annunciato ieri che tra meno di due mesi saranno eliminati 6 zeri dalla sua super svalutata moneta nazionale, che, per l'occasione, cambierà anche nome. «A partire dal primo ottobre 2021 entrerà infatti in vigore il bolívar digital, applicando una scala monetaria che toglie sei zeri alla moneta nazionale (il bolívar fuerte, ndr). Cioè tutti gli importi saranno divisi per un milione». Questo il comunicato stampa della Bcv letto da Freddy Ñáñez, il ministro delle Comunicazioni del presidente de facto del Venezuela, Nicolás Maduro.
Dietro a queste parole neutre si nasconde in realtà il dramma immenso di un popolo ridotto alla disperazione. Oggi, infatti, il 96% dei venezuelani vive in povertà, senza orizzonti se non la fuga (sono già 6 milioni gli esuli) e costretto a barcamenarsi tra salari da miseria (4 euro al mese), una moneta che non vale più nulla (per una bottiglia d'acqua da 5 litri sono necessari 8 milioni di bolivares) e l'inflazione più alta al mondo (5.000% l'anno).
Quello annunciato ieri non è il primo processo di «riconversione della valuta» implementato dal chavismo e, ovviamente, la «strategia» di togliere zeri non è servita a frenare l'iperinflazione, né a fare ripartire l'economia visto che il Pil di Caracas è crollato del 67% dal 2013, quando Maduro salì potere, a oggi. Nel 2007 furono infatti eliminati tre zeri da Hugo Chávez e nacque in pompa magna il bolívar forte che doveva «far tremare il mondo» e togliere potere «al dollaro imperialista». Tre anni fa, nel 2018, Maduro di zeri ne eliminò ben 5 in un colpo solo, tuonando a reti unificate che «la patria non era in vendita» e per questo e per ripartire nasceva il bolívar sovrano. Che adesso lascerà spazio al bolívar digitale con l'abbattimento in un solo colpo di ben 6 zeri. Mentre Maduro per ora tace e si fa vedere sempre meno in pubblico visto che l'86% dei venezuelani se ne vorrebbe liberare a detta di tutti i sondaggi indipendenti, la Bcv ha spiegato che il nuovo nome della moneta si basa «sullo sviluppo dell'economia digitale». Verissimo, ma solo perché le banconote da un milione di bolivares, quelle di taglio maggiore, a Caracas non le usa più nessuno e «l'imperialista dollaro» è diventata la valuta di riferimento.
Tutti i pagamenti bolívar, infatti, oggi si fanno «con carta di credito o con trasferimenti automatici attraverso una piattaforma chiamata Mobile Payment», mentre oltre l'80% delle transazioni sono effettuate in dollari. Con l'ennesima «riforma monetaria», il bolivar sotto la revolución bolivariana avrà così perso 14 zeri in 14 anni. Insomma un bolívar del 2006 equivale ora a 100.000.000.000.000 bolívares (cento trilioni per capirci, difficile persino da scrivere).
Grazie alla «riforma» voluta fortemente da Maduro, un euro costerà così «solo» 4,8 bolívar invece degli attuali 4.800.000. Un ottimo maquillage che però non cambia la sostanza con il potere d'acquisto di uno stipendio venezuelano che rimane il più basso al mondo.
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