
L'ultima auto della Gendarmeria Vaticana ha lasciato il Policlinico Gemelli poco dopo l'Angelus di mezzogiorno, le guardie svizzere, con le loro divise rinascimentali, invece, sono tornate a presidiare l'ingresso della residenza Santa Marta, segno che il Papa è rientrato a casa. Dopo trentotto giorni di assenza, Jorge Mario Bergoglio ha rimesso piede in Vaticano. «Lo stavamo aspettando a braccia aperte» è il primo commento del decano del Collegio Cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, che dal primo giorno di ricovero, era il 14 febbraio scorso, aveva provato a rassicurare tutti, dicendo che il Papa ce l'avrebbe fatta e che, con una buona dose di pazienza, alla fine, sarebbe rientrato.
Il porporato si è detto «impressionato» dalla quantità di posta che il Papa ha ricevuto in queste settimane di degenza, «soprattutto la vicinanza dei bambini, ma anche da gente di tutto il mondo che manifesta il suo amore e il suo affetto per il Pontefice. E che prega incessantemente per la sua salute». I cardinali, soprattutto quelli residenti a Roma, in questo periodo di «assenza» si sono informati sulle condizioni di salute di Francesco che adesso, però, dovrà rispettare le raccomandazioni dei medici e trascorrere almeno due mesi a riposo, senza troppi impegni o incontri faticosi con gruppi di persone. «Vediamo quanto resisterà a questa ennesima richiesta» commenta, sorridendo, un cardinale della Curia Romana, «sarà una penitenza quaresimale! Conosciamo tutti il carattere di Papa Francesco, sappiamo che non si ferma e che ha grande voglia di mettersi al servizio della Chiesa. Speriamo che l'essere a casa gli dia la giusta grinta, ma allo stesso non gli faccia venire strane idee, come quella di ritornare subito in pista». Di certo c'è che Francesco avrà attorno a sé un «cordone di sicurezza» che cercherà di proteggerlo il più possibile dai rischi di ricadute. Da un lato i medici e gli infermieri del Dipartimento di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, che daranno copertura 24 ore su 24 se necessaria e che lo seguiranno, insieme a degli specialisti per la riabilitazione fisica e motoria. Dall'altro i suoi più stretti collaboratori, a Santa Marta e in Segreteria di Stato, che cercheranno di rendergli il lavoro il meno faticoso possibile. E se in tanti, nelle Sacre Stanze, hanno gioito per il ritorno a casa di Francesco, qualcun altro, a quanto pare, appresa la notizia delle dimissioni dall'ospedale, ha avuto delle reazioni decisamente più tiepide: «Forse temono che possa esserci una resa dei conti - spiega un monsignore molto vicino al Pontefice - il Papa è sempre stato informato di tutto, ha letto i giornali, ha saputo delle famose cene pre conclave organizzate da qualche confratello durante le prime settimane di ricovero e magari hanno paura che possano essere puniti, ma non rientra nel carattere del Santo Padre che ha sempre perdonato tutto».
In Vaticano, in effetti, hanno imparato a conoscere la schiettezza di Bergoglio, la famosa parresia che il Papa ha invocato in più occasioni, chiedendo a cardinali e vescovi di dire apertamente le cose in faccia, evitando di criticare alle spalle. Se qualcuno, insomma, si aspetta reazioni improvvise, punizioni o rimproveri, può star certo che non ci saranno; Francesco lo ha detto più volte e lo ha scritto anche nella sua autobiografia Life: «Durante i miei ricoveri, qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli, è umano, non c'è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale di pensieri se ne fanno molti e c'è anche chi ci specula per il proprio tornaconto».
La stragrande maggioranza degli uomini e delle donne della Curia Romana, però, in questi quasi quaranta giorni di ricovero, si è stretta attorno al Papa con preghiere in piazza tutte le sere, messaggi e rassicurazioni: la fine del regno in Vaticano, anche questa volta, è rimandata.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.