Ormai è una certezza: ci sarà un amministratore delegato, con poteri ampi e nominato direttamente dall’esecutivo. Sì, il premier sembra voler portare una ventata di privato nella televisione pubblica. Certo, pensare al motto di Matteo Renzi: "Via i partiti dalla Rai", fa un po’ ridere. Probabilmente il problema riguarda le altre forze politiche, non certo la sua. Infatti, la decisione del governo di scegliere direttamente chi far salire in groppa al Cavallo, non profuma certo di democrazia e pluralismo.
Checché ne dica Matteo Renzi, infatti, si tratta di una svolta autoritaria. "Finora però a noi è arrivata solo l'eco di una cosa che non esiste. Se poi parliamo dell'ad nominato dal governo, mi sembra una follia, una forma di autoritarismo. Si criticava Berlusconi e si rischia di fare peggio. Viene in mente Fanfani che nominava Bernabei, con la differenza che Renzi non ha qualcuno allo stesso livello". Parola di Carlo Freccero.
In un'intervista a Il Messaggero, l'ex direttore di Rai2 e Rai4 attacca duramente l'impostazione che il premier vuole dare a viale Mazzini: "la Rai ha due leve forti su cui puntare: l'informazione e la fiction e la produzione dell'immaginario. Se non si capisce questo è davvero tempo perso. Renzi vuole l'ad a ogni costo. Tutto secondo il format renziano. E' il teorema del fare. Un format dove lui è l'unico e solo deus ex machina".
Ed anche sul nuovo assetto delle reti (di cui una tematica senza la pubblicità) Freccero è molto scettico: "Anche qui ritorna la logica della rottamazione ad ogni costo. Bisogna buttar via quello che c'è. Cavalcando facilmente tutto ciò che da un pezzo è già stato metabolizzato dalla gente. Figuriamoci poi quando si parla dell'ingerenza della politica sulla televisione di Stato. L'opinione pubblica ci va a nozze. Ed ecco che ritorna prepotente il format di Renzi: via gli intermediari, l'esecutivo vince". E la posizione dell'ex uomo Rai è condivisa anche dall'opposizione: "Va riconosciuta, e apprezzata, l'onestà intellettuale di un uomo di sinistra come Carlo Freccero che vede nella riforma della Rai di Renzi una deriva autoritaria gravissima. Un amministratore delegato scelto da palazzo Chigi equivale a fare del servizio pubblico radiotelevisivo un megafono propagandistico per l'esecutivo. È una riforma inaccettabile" ha sottolineato la parlamentare Fi Daniela Santanchè.
"Io sono uno dei sopravvissuti, "l'uomo Rai" oramai è una specie rara: siamo io, Boncompagni e Pippo Baudo. Va bene l'interesse per il rinnovamento della Rai, ma si deve concludere con le persone giuste che non soltanto sappiano di conti, ma che guardino soprattutto al prodotto".
È questa l'opinione di Renzo Arbore, ospite ai microfoni di Radio Anch'io, sul tema della riforma Rai. "Io vedo sui giornali che del prodotto non parla nessuno - continua Arbore - è intrattenimento e programmi di evasione, culturali. Non c'è particolare attenzione per questo, si parla solo di talk show".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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