"Martedì votando contro la riforma diremo no all’arroganza e alla prepotenza di un Pd che non è Stato capace di cambiare il Paese". Silvio Berlusconi torna a far sentire la sua voce in un intervento telefonico nel corso di un'iniziativa elettorale a Bari e avvisa il governo di Matteo Renzi: "Speravamo con Renzi di chiudere vent’anni di guerra strisciante. Abbiamo imparato a nostre spese che il partito viene prima del Paese, che i cambiamenti servivano solo a privilegiare una parte politica. Non siamo stati noi a tradire". E ancora: "Abbiamo imparato che l’arroganza di chi si ritiene a torto moralmente superiore non è cambiata. Per loro dialogare significa imporre le proprie idee e la propria visione del mondo. Abbiamo imparato che ogni cambiamento per le riforme non serviva a migliorare le Istituzioni ma solo a privilegiare le posizioni di una sola parte politica. Noi ci avevamo creduto fino in fondo. È stato giusto tentare. Ma ora a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino che poteva cambiare il Paese"
Poi il Cav ha parlato del futuro del centrodestra: "Oggi siamo chiamati ad avere la maturità di essere eredi di noi stessi. Spero che tutti noi sappiamo rinunciare" a qualcosa in nome "dell'unità del centrodestra". "Torna a unirci - ha aggiunto - un obiettivo comune", perché si apre "una nuova era in cui tutti movimenti politici contrari alla sinistra devono tornare per forza uniti per dare una alternativa al Paese".
Infine il Cav sottolinea come l'appuntamento elettorale delle regionali possa essere un punto di inizio per la riscossa dei moderati: "Queste elezioni regionali sono un passaggio importante per tutto il Paese: le considero una ripartenza, un’occasione di rinnovamento per Forza Italia", ha detto intervenendo telefonicamente alla convention di avvio della campagna elettorale a sostegno di Francesco Schittulli, candidato del centrodestra in Puglia per le prossime elezioni regionali di maggio, "Ci si candida anche per tornare a guidare il Paese che ora sta peggio rispetto a quando siamo stati costretti alle dimissioni nel 2011".
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