Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa di Fi, spiega il contributo italiano alle operazioni della Nato dopo l'invasione russa in Ucraina, ma è convinto che ci sia ancora spazio per una trattativa tra lo «zar» Putin e l'Occidente sulle sfere d'influenza, mai ridiscusse dopo gli accordi del 1975 a Helsinki.
Zelensky da Kiev sotto attacco dice: siamo soli a difenderci, la Nato è troppo lenta. Come saranno coinvolti i militari italiani a disposizione dell'Alleanza atlantica?
«Andranno a rafforzare il contingente Nato per presidiare i paesi limitrofi all'area di crisi che fanno parte del Patto Atlantico. Non possiamo farci trovare Impreparati di fronte ad un possibile inasprimento della crisi, ma in nessun modo i militari italiani sono autorizzati ad entrare in Ucraina, servirebbe un'autorizzazione del parlamento. C'è appena stata una riunione tra il premier Draghi, il ministro della Difesa Guerini e gli omologhi dei paesi Nato e il governo ha approvato un decreto legge che proroga le missioni già in atto. Ai militari già in Lettonia (250 con 139 mezzi terrestri) e Romania (130 e 12 aerei) si aggiungeranno poche unità e tutti e 400 saranno impiegati subito per pattugliamento e intellligence, anche con 2-3 navi nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero. Da giugno fino al 30 settembre si aggiungeranno 1350 militari, 77 mezzi terrestri, 2 navi e 5 aerei. Eventualmente, ancora 600 militari, per un massimo di 1970, ma altri 2000 saranno a disposizione».
Coordinerà la missione italiana il generale Figliuolo, che passa dalla lotta al Covid al fronte?
«Il generale Figliuolo non interverrà sul terreno, dove ci saranno i comandanti dei diversi contingenti, il suo ruolo di guida del Comando operativo di vertice interforze è logistico, metterà insieme le truppe».
Con i carri armati già a Kiev e dopo aver preso in giro i leader del mondo, Putin torna a fare proposte di negoziati a Minsk. Come gli si può credere?
«Non ci si deve rassegnare, bisogna ancora aver fiducia nella diplomazia. Quello che accade in Ucraina riguarda un nuovo ordine mondiale, in cui la Russia vuole stringere con la Cina un'alleanza pericolosissima tra due Paesi che si ritengono isolati dall'Occidente. Per evitare questo bisogna trovare una sintesi nei rapporti politici, economici, militari con la Russia. Dopo gli accordi di Helsinki del 75 sulle sfere d'influenza non si è più aperto un dialogo, ora si deve portare ad un tavolo, facendo tacere le armi, tutti gli attori per riconoscere le ragioni dell'uno e dell'altro e tornare allo spirito di Helsinki 75 e di Pratica di Mare».
Il problema è la richiesta dell'Ucraina di entrare nella Nato o è solo un pretesto?
«L'Ucraina ha chiesto nel 2008 di entrare nella Nato, ma serve l'unanimità dei 30 Paesi aderenti. Ci fu il no della Germania, seguita da Francia, Spagna, Italia e ciò dimostra che una richiesta non comporta un'entrata automatica. Per Cipro, c'è ogni volta il veto della Grecia. Dunque, l'ingresso dell'Ucraina non è una questione immediata. Forse, si potrebbe trovare un accordo su forme di neutralità del Paese e venire incontro in qualche modo agli indipendentisti del Donbass».
Quali rischi concreti ci sono per l'Italia?
«Rischi economico-sociali, sul fronte energetico e agricolo. Per gas e grano, tutte le materie prime che importiamo da Russia e Ucraina ci saranno rincari. Ogni attività in Ucraina è sospesa e circa 3 miliardi di euro del nostro import-export sono bloccati».
La Russia usa anche dei cyber-attacchi, in Italia siamo preparati?
«Il tema è centrale nel nostro sistema militare e ad agosto è nata l'Agenzia nazionale per la cyber-sicurezza. Ogni giorno l'Italia subisce aggressioni alle imprese, con furto di dati e richieste di riscatto. Gli attacchi russi nel 2014 hanno forzato il sistema di difesa missilistico ucraino. Noi, con il Cor del ministero della Difesa, garantiamo sicurezza assoluta. Il problema è il ritardo per infrastrutture come acquedotti, ospedali, centrali idroelettriche. Credo sia arrivato il momento di cambiare la legge che impedisce di contrattaccare, anche solo per difesa e sicurezza».
Serviranno le sanzioni alla Russia?
«Sono la risposta reale all'invasione militare, per mettere in ginocchio l'economia di chi attacca, un forte deterrente».
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