Rischio emulazione in Italia Quanti fan di Isis già fermati

In pochi mesi casi da Brescia a Roma. L'ultimo: un tunisino che preannunciava attentati in serie con telefonate anonime

RomaIl rischio che in Italia qualche esaltato con ambizioni da jihadista voglia emulare la mattanza di Tunisi è più che concreto. L'allerta è massima è il Viminale non nasconde il timore che nel nostro Paese ci siano soggetti che sulla scia di quanto avvenuto al museo del Bardo possano pianificare azioni terroristiche. «Cani sciolti» pronti ad entrare in azione con iniziative folli e imprevedibili.

Si è così intensificato il lavoro degli investigatori sui potenziali terroristi della porta accanto. Proprio ieri l'ultimo fermo, a Roma. Quello di un tunisino che preannunciava con telefonate anonime falsi attentati in Italia e in Francia ad ambasciate, consolati e uffici di polizia. Segnalazioni che hanno creato allarme, molto circostanziate anche nell'indicare i presunti responsabili. Lo straniero, 60 anni, che si spacciava per albanese e utilizzava una scheda telefonica intestata ad un cittadino cinese, è stato fermato dalla Digos con le accuse di calunnia aggravata e procurato allarme. Ma tanti altri extracomunitari, che erano tenuti sotto osservazione dall'intelligence, spesso attraverso il web dove erano a caccia di nuovi seguaci, sono stati individuati negli ultimi mesi ed espulsi dal territorio italiano anche senza aver commesso reati perché sospettati di avere simpatie fondamentaliste. Potenziali emulatori dei terroristi, dunque.

Le espulsioni disposte dal ministero dell'Interno negli ultimi mesi si sono intensificate e hanno colpito anche insospettabili. A marzo è stato riaccompagnato nel suo Paese il pakistano Ahmed Riaz, 30 anni, bloccato a Brescia e accusato di far parte di una rete con finalità terroristiche. Sui social network scambiava con altri estremisti anti-occidentali foto, video e materiale di ispirazione jihadista. Era in contatto con Resim Kastrati, un macellaio kosovaro di 23 anni, residente nel Cremonese ed espulso a gennaio, che aveva esultato sul web per la strage di Parigi ed era pronto a raggiungere la Siria per arruolarsi nell'Isis. Conduceva una vita irreprensibile anche il marrocchino espulso il 5 febbraio per aver espresso sostegno alle attività del Califfato. Per gli 007 l'uomo avrebbe potuto essere facilmente plagiabile dai terroristi. Viveva a Cosenza, invece, il tunisino Dridi Sabri, 44 anni, accompagnato alla frontiera a gennaio quando aveva appena finito di scontare una condanna per terrorismo internazionale. Lanciava messaggi radicali in chiave jihadista ed era molto attivo sui social network il manovale marocchino di 49 anni residente a Milano, dove frequentava la moschea di viale Jenner, espulso perché ritenuto «pericoloso per la sicurezza nazionale». Rimpatriato a dicembre anche un tunisino residente a Novara, marito della donna multata perché camminava in strada indossando il burqa e sospettato di continuità con frange terroristiche.

Ha fatto scalpore a fine dicembre l'espulsione di Furkan Semih Dundar, 25 anni, studente turco della Normale di Pisa che postava messaggi anti-occidentali sul web e inviava minacce via mail ai governi occidentali. Subito dopo di lui è stato rispedito a casa un operaio pakistano di 26 anni. Un insospettabile perfettamente integrato a Civitavova Marche, che inneggiava alla jihad e condivideva video sulla guerra santa.

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