Rispunta la tassa sull'inverno. Riscaldarci può costare di più

Il governo vuole 2,8 miliardi di ecoimposte e fa cassa pure sulle forze armate. Il caos della doppia plastic tax

Rispunta la tassa sull'inverno. Riscaldarci può costare di più

Sono gli unici tagli ai sussidi sui quali c'è qualche certezza. Perfetti dal punto di vista politico, perché giustificabili come incentivi alla riconversione pro-ambiente del Paese. Uno stimolo - a suon di inasprimenti di tasse, imposte e accise - per convincere gli italiani ad adottare comportamenti sostenibili.

Solidi dal punto di vista delle finanze pubbliche, per il motivo opposto: colpiscono consumi quasi incomprimibili e abitudini difficilmente modificabili. Questa volta, insomma, le ecotasse arriveranno sul serio, colpendo aziende, artigiani e famiglie. Con il rischio che alla fine aumentino anche il riscaldamento e la bolletta della luce.

Ieri il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, (nella foto a destra) ha quantificato il valore dei i tagli agli incentivi dannosi per l'ambiente che saranno inseriti nella prossima legge di Bilancio: 2,8 miliardi di euro di pressione fiscale che si aggiungerà o agevolazioni fiscali che scompariranno. Le maggiori entrate saranno girate a politiche per l'ambiente o agevolazioni di segno opposto da concedere alle stesse categorie colpite dalla stretta.

L'esperienza ci insegna però che alla fine di dicembre, quando bisogna fare entrare le buone intenzioni dentro le tabelle della Legge di Bilancio, tutte le tasse di scopo si trasformano, come per magia, in occasioni irrinunciabili per fare cassa. Al ministero dell'Economia già si fanno i conti su quanto ricavare dalle tax expenditures per fare quadrare il bilancio 2021. E così alla fine le agevolazioni da tagliare potrebbero essere più di quelle previste.

La proposta approvata con il click di 327 frequentatori del sito del ministero dell'Ambiente e che lo stesso dicastero porterà a Palazzo Chigi, è già pesante per le imprese e per le famiglie.

Noto il progetto di tagliare le agevolazioni per il gasolio delle automobili a partire dal 2021, portandolo allo stesso livello della benzina, con rincari progressivi, nel giro di nove anni.

Nel mirino le accise su gasolio, Gpl, e altri prodotti energetici utilizzati dalle Forze armate per trasporto, riscaldamento e usi civili.

Quello del riscaldamento è un tema dolente. Il rincaro dei prodotti energetici per le caldaie era nella prima versione del decreto Ambiente. Poi scomparso. Ma nell'elenco dei «Sad», cioè dei «sussidi ambientali dannosi» dai quali pescare, c'è ancora l'Iva agevolata sul metano e Gpl per riscaldare case e acqua. La Corte dei conti ha recentemente esaminato il Piano nazionale di riforma del governo, citando tra le tax expenditures potenzialmente aggredibili «con priorità», anche «l'Iva agevolata per l'energia elettrica per uso domestico», o «il Gasolio e Gpl impiegati per riscaldamento in aree geograficamente o climaticamente svantaggiate».

È una prateria di agevolazioni da tagliare a piacere che vale 19,7 miliardi. Difficile resistere alla tentazione, visto lo stato dei conti pubblici e le ristrettezze della prossima legge di Bilancio.

Le ecotasse, insomma, sono destinate a tenere banco. Non solo con le «tax expenditures» da tagliare.

La plastic tax, ad esempio, sta creando non poche preoccupazioni al governo. La versione italiana già approvata dovrà essere adattata alla normativa europea. Nel senso che presto, nell'ambito del rafforzamento delle «risorse proprie» necessarie a fare funzionare l'Unione e per finanziare il Recovery Plan, arriverà una versione europea. Partirà dal 2021 e si pagherà sui rifiuti di plastica non riciclabile. Saranno 80 centesimi al chilo.

La versione italiana, che partirà nel 2021, sarà di 45 centesimi per ogni chilo di plastica monouso immessa sul mercato.

La versione europea, insomma, è più onerosa ma anche maggiormente orientata ad ottenere un risultato, cioè la riduzione dei rifiuti. La versione italiana si applica alla produzione di plastica.

Il problema ora è che il governo dovrà scegliere se ridurre la versione nazionale e affidarsi a quella europea.

Oppure mantenere la tassa sulla plastica made in Italy e aggiungere quella europea.

In sostanza, per alcuni prodotti e quindi per le aziende, si rischia che la tassazione sulla plastica triplichi rispetto alle previsioni.

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