Rivolta di Paula, calciatrice senza volto. "Nessun omaggio per un violentatore"

Ha girato le spalle in mezzo al campo. E ha fatto subito rumore

Rivolta di Paula, calciatrice senza volto. "Nessun omaggio per un violentatore"

Il pianto non è obbligatorio come per le prefiche, e nemmeno il compianto. Diego Armando Maradona, sì, è stato un dio del calcio, ma fuori dal campo, per Paula Dapena non ha meritato stima o rispetto, e allora perché partecipare al lutto collettivo?

In campo, Paula Dapena non è nessuno, una calciatrice del Viajes Interrías, terza divisione del campionato di Spagna. Ha 24 anni e le idee chiare: il minuto di silenzio non è un rito superficiale, se lo si osserva deve essere sentito davvero, e lei, nonostante non sia nessuno, non si sente di osannare il dio del calcio, solo perché è morto. Non era un santo con le donne, e la morte non lo ha reso migliore, da questo punto di vista: se la Signora nera avesse questo potere, toccherebbe a tutti il destino degli angeli, e invece no.

Paula Dapena ha rifiutato di osservare il minuto di raccoglimento in campo, prima della partita contro la Ciudad deportiva de Abegondo (La Coruna) e si è platealmente girata di spalle. Seduta, mentre le compagne erano in piedi e schierate. Qualcuna di loro, per la verità, ridacchiava: Dapena aveva annunciato a tutte e all'allenatore (che a suo dire l'avrebbe sostenuta) la sua intenzione di non partecipare al rito calcistico imposto dalla Fifa come omaggio al campione argentino, un rito che nessuno, finora, aveva infranto. E che lei, nessuno, ha osato rompere. «Non ero disposta a osservare il minuto di silenzio per la morte di un molestatore, casomai lo avrei fatto se me lo avessero chiesto nei riguardi delle sue vittime» ha spiegato, dopo quel gesto che uno dei (pochi) tifosi sugli spalti ha fotografato, e che l'ha resa una celebrità nel giro di poche ore.

«Maradona è stato un atleta di qualità e abilità spettacolari ma, prima di essere un grande calciatore, devi possedere dei valori umani. Tutte le violenze che ha consumato sulle donne non possono essere perdonate». Qualcuno si è indignato per le accuse mosse da Dapena, qualcun altro per la mancanza di rispetto. Mostrare le spalle con quel trascurabile numero sei, mentre si celebrava uno dei numeri dieci più amati della storia del calcio...

Qualcuno può sospettare che Dapena fosse a caccia del suo minuto di notorietà, che volesse distinguersi a tutti i costi; di sicuro si è distinta.

Il credo del pallone impone di inchinarsi a una delle sue divinità, ma Dapena ha detto che lei ha altre divinità in cui credere, più importanti di quelle sul terreno di gioco. Che sia vero o no, che piaccia o no, di sicuro la sua solitudine è stata molto rumorosa, in quel minuto di silenzio globale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica