Rivoluzione nella cittadinanza. Limite ai discendenti di italiani

"Ius sanguinis", passaporto solo per due generazioni. E Tajani: "Stop agli abusi". Il Consiglio dei ministri rinvia l'obbligo delle polizze contro le calamità naturali

Rivoluzione nella cittadinanza. Limite ai discendenti di italiani
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Due disegni di legge e un decreto approvati in Consiglio dei ministri: il governo vara una rivoluzione sulla cittadinanza ius sanguinis. Meno poteri ai consolati, nuovi paletti, controlli affidati all'ufficio centrale della Farnesina e stop al mercato dei passaporti. I numeri: i cittadini residenti all'estero sono aumentati in 10 anni (2014-2024) da circa 4,6 milioni a 6,4 milioni: un aumento del 40%. In Sudamerica in circa 20 anni si è passati da 800.000 a oltre 2 milioni di residenti: un aumento del 250%. I procedimenti giudiziari pendenti per l'accertamento della cittadinanza sono oltre 60.000. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani mette mano, dopo gli scandali che hanno coinvolto i consolati italiani sparsi nel mondo, al meccanismo per ottenere la cittadinanza. «È una riforma di grande importanza, che rafforza il legame tra chi vuole essere cittadino italiano e l'Italia» - spiega Tajani in conferenza stampa. «Siamo stati costretti a cancellare la cittadinanza a 5 hezbollah, e c'è lo scandalo di queste agenzie che lavorano per dare la cittadinanza. Oggi tuteliamo i veri cittadini italiani» - continua il ministro degli Esteri.

L'impalcatura della riforma poggia su un principio: chi nasce e vive all'estero deve avere legami reali con l'Italia per ottenere la cittadinanza. La rivoluzione si articola in due fasi. Un primo pacchetto di norme entrerà subito in vigore. In primis, gli italo-discendenti nati all'estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita. Gli italo-discendenti acquisteranno automaticamente la cittadinanza se nascono in Italia oppure se, prima della loro nascita, uno dei loro genitori cittadini ha risieduto almeno due anni continuativi in Italia. Resterà ovviamente cittadino chi in precedenza è già stato riconosciuto come cittadino (da un tribunale, da un comune, da un consolato) o sarà riconosciuto come tale sulla base di una domanda documentata presentata entro la mezzanotte del 27 marzo (ora di Roma). Con un limite: non ci sono sanatorie a favore dei trafficanti di cittadinanze. La seconda fase prevede l'avvio dell'iter per l'approvazione di due Idisegni di legge. Si impone innanzitutto ai cittadini nati e residenti all'estero di mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni. Basterà rinnovare il passaporto o la carta d'identità. Occorrerà inoltre che le persone nate all'estero registrino il loro atto di nascita prima del compimento dei venticinque anni di età, altrimenti non potranno più chiedere in seguito la cittadinanza. Sarà ulteriormente rafforzato il sostegno all'immigrazione di ritorno: il figlio minore di genitori cittadini (sempre che non nasca già cittadino) acquisterà la cittadinanza se nasce in Italia o se viene a viverci per due anni, con una semplice dichiarazione di volontà dei genitori. Chi ha perso la cittadinanza potrà riacquistarla, ma solo se risiede in Italia per due anni. Per chi ha anche soltanto un nonno italiano (o che è stato cittadino italiano) c'è la possibilità di diventare cittadino dopo aver risieduto in Italia per tre anni (invece dei cinque o dieci anni chiesti rispettivamente ai cittadini europei e agli altri stranieri non europei). I coniugi di cittadini italiani potranno continuare ad ottenere la naturalizzazione ma solo se risiedono in Italia.

Per l'espletamento delle pratiche sarà istituito al posto dei consolati un ufficio speciale centralizzato alla Farnesina. Nel Cdm arriva anche il rinvio per le imprese dell'obbligo della polizza contro le calamità naturali. Al primo ottobre 2025 per le medie imprese e al primo gennaio 2026 per le piccole e micro imprese.

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