Rogo a Rouen, 13 morti per le candeline

Bar in fiamme durante una festa di compleanno. Escluso il terrorismo

Andrea Acquarone

Undici giorni dopo la Normandia torna a tremare. Di nuovo Rouen. Sembra una maledizione, un'incredibile crudele destino che si abbatte selvaggio sui 100 campanili di questa cittadina perla di rara bellezza. E sulla Francia intera.

Un'altra notte a pensare d'essere sotto attacco, le fiamme, il terrore, l'odore della morte. Poi la conta delle vittime: tredici cadaveri. Altre sei persone ferite, una gravemente. Erano tutti ragazzi, giovani tra i 18 e i 25 anni d'età. La mente corre indietro al 26 luglio, e non potrebbe essere diversamente, a quella mattina di martedì quando due improvvisati jiadisti presero d'assalto la chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray. Sgozzando padre Jacques Hamel. Erano le 9.40, il vecchio sacerdote stava celebrando messa e rifiutò di inginocchiarsi ai piedi dei tagliagole del Califfato cresciuti in patria.

Alla mezzanotte di venerdì, tempo di vacanze e di turismo, in rue Jacques Cartier, nel seminterrato del «Cuba libre», si stava festeggiando un compleanno. All'improvviso il rogo, il fumo denso, tossico, mortale. L'intero corpo dei pompieri ci ha messo oltre mezz'ora prima di avere ragione delle fiamme. Poi la tragica, macabra conta, con l'Europa intera di nuovo sospesa a domandarsi cosa, come, perché fosse accaduto.

Scoprire che non è stata opera del Daesh conforta. Ma non solleva dal lutto. E nemmeno dal senso di paura che ci pervade tutti ogni giorno di più. Sarebbero state le candeline accese su una torta, sembra caduta su una moquette non ignifuga, a provocare il disastro. I ragazzi sono morti avvelenati dalla micidiale miscela di gas sprigionatasi dagli arredi, soprattutto dal soffitto fabbricato con materiale isolante venefico come la colla che brucia. Insomma, una tragedia «accidentale» - piena di colpevoli ancora da individuare-, spiegano gli investigatori ma che al tempo sembrano tirare un paradossale sospiro di sollievo. Pur di fronte a una strage: basta non sia terrorismo.

Il sindaco di Rouen, Yvon Robert, laconico si limita a dire che «si tratta comunque del peggiore dramma vissuto dalla città», annunciando l'apertura di un'indagine per determinare se il locale fosse conforme alle misure di sicurezza. «Anche per evitare che si ripeta una tragedia del genere».

Dello stesso tenore le dichiarazioni del ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, ormai tristemente abituato alle pubbliche esequie. Confermando, come da protocollo, l'inchiesta in corso, stavolta ha potuto solo congratularsi con i vigili del fuoco «per il loro intervento rapido, nonostante la tragedia non sia stata evitata».

Il presidente Hollande è a Rio, in Brasile, per i Giochi olimpici. Al suo posto, è toccato parlare al primo ministro Manuel Valls, in questi giorni la più alta autorità presente in Francia.

Lui ha mandato le sue condoglianze via Twitter.

La Nazione piange. Questo è il bilancio peggiore registrato nel Paese, per numero di vittime, dal 2005, quando 18 persone persero la vita in un incendio doloso appiccato in un centro residenziale a Häy-les-Roses.

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