Roma saluta la Raggi: clamoroso flop della grillina

Virginia Raggi non è più il sindaco di Roma. Cinque anni di disastri che i romani hanno bocciato senz'appello. E l'apporto di Conte non ha funzionato

Roma saluta la Raggi: clamoroso flop della grillina
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Roma ha respinto Virginia Raggi e il suo modello amministrativo. A nulla è valsa la narrativa grillina della sindaca del riscatto dalla mala politica. Anzi, sono i partiti tradizionali, quelli che avevano avuto in mano lo scettro prima di quest'ultima consiliatura in Campidoglio, con le coalizioni a sostegno di Gianni Alemanno prima ed Ignazio Marino poi, quindi il centrodestra ed il centrosinistra, a riappropriarsi della scena. Il che fa riflettere. Gli ultimi dati parlano persino di ultimo posto.

Perché se il fiore all'occhiello del grillismo crolla così, nella città dove la politica dei palazzi ha sede, allora significa che il vento antisistemico non spira più. E infatti il leader nazionale del MoVimento 5 Stelle Giuseppe Conte sta cercando, con scarsi risultati, di istituzionalizzare e di normalizzare l'immagine ed i contenuti della creatura che coordina. A costo di smentirsi da solo. Roma però, per i grillini, non è soltanto il frutto dell'albero del passato: è attualità, con Virginia Raggi nominata nel comitato di garanzia della gestione contiana, in segno di continuità tra il grillismo del "vaffa" e quello in pochette.

Nei quartieri dove l'ex sindaco ha sbancato cinque anni fa, l'affluenza è stata più bassa rispetto al resto del territorio dell'Urbe. Un deficit di rappresentanza che le formazioni politiche sono chiamate a sanare, dopo cinque anni di disastri che hanno portato la Capitale ad essere descritta come sporca, caotica e disorganizzata persino sui quotidiani internazionali, generando danni un po' a tutta la credibilità nazionale.

Non è un fatto consueto uscire dalla competizione con questa naturalezza dopo soltanto cinque anni di amministrazione: sarebbe uso e costume degli elettori, almeno in genere, concedere una seconda possibilità o comunque far sì che il primo cittadino uscente acceda al ballottaggio: ma alla Raggi, come nelle peggiori parabole politiche che hanno contraddistinto le esperienze amministrative del MoVimento 5 Stelle, non è rìuscito neppure questa, che è una regola consolidata dei fenomeni elettorali.

L'immagine plastica della Roma contemporanea è quella dei cinghiali in libera uscita. Ma di scatti in grado di riassumere il fallimento della Raggi e del MoVimento 5 Stelle ce ne sarebbero molti, a partire da quelli legati all'immondizia che ha invaso le strade in queste quinquennio. In generale, chiunque si rechi in capitale o ci abiti, può rendersi conto dell'involuzione di una città che è già di difficile governabilità per i fatti suoi. I cinque anni che i romani si lasciano alle spalle sono stati soprattutto segnati dalla sensazione collettiva di aver fatto un errore di cui liberarsi il prima possibile. E l'esito del primo turno, che consegna le sorti di Roma alla sfida tra Enrico Michetti e Roberto Gualtieri, segna comunque una giornata di liberazione per la maggioranza dei cittadini.

Perché Roma non ha un'anima grillina: era un fatto noto da tempo, ma la Raggi fuori dal ballottaggio svolge la funzione di certificato. Solo due giorni fa, come ripercorso dall'Adnkronos, il sindaco uscente se n'era uscito così: "Con Giuseppe Conte vinciamo e battiamo Michetti al ballottaggio. Le priorità sono lavoro, trasporto e ascolto degli ultimi. Andiamo avanti con coraggio". Una certa sicurezza sbandierata, quindi, con al fianco l'ex premier gialloverde e giallorosso che si è tuttavia ben guardato dallo scendere nell'agone romano per le suppletive. L'avvocato pugliese si è tuttavia impegnato eccome in favore della Raggi, nella speranza che l'Urbe potesse stupire ancora tutti. La sconfitta della "sindaca" è insomma anche del contismo e di Giuseppe Conte.

Virginia Raggi, cinque anni fa, ha ottenuto circa il 67% dei voti al secondo turno. Al primo era arrivata al 35%. Oggi il MoVimento 5 Stelle romano fatica a raggiungere il 20% dei consensi.

Un ridimensionamento pesante che segnala come la convinta disceca in campo di Giuseppe Conte non abbia apportato, nella migliore delle ipotesi per parte grillina, nessun vantaggio concreto. Roma, che in cuor suo aveva già archiviato il MoVimento, non rimpiangerà la "sindaca", che è stata relegata al ruolo di fanalino di coda di questa competizione amministrativa per la capitale.

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