Sono 15 i presunti jihadisti che si trovano a Roma dalla caduta del regime di Gheddafi. Sono sospettati di avere legami con esponenti dell’estremismo islamico presenti nel quartiere di Centocelle. Il gruppo, come riporta Il Tempo, sarebbe arrivato tre anni fa per curare negli ospedali romani le ferite riportate durante la guerra civile ed erano ospitati negli alberghi del quartiere Parioli e nei pressi di Villa Torlonia. Di loro gli albergatori si erano lamentati più volte per comportamenti poco consoni al luogo come la pretesa di mangiare pasti halal (in arabo legali) e l’assidua presenza di donne nelle stanze. Questi uomini sarebbero l’anello di congiunzione tra i fondamentalisti già presenti a Roma e quelli che probabilmente stanno arrivando clandestinamente nel nostro Paese. Nella Capitale, poi, ci sarebbero anche altri sei sospetti jihadisti libici, ricercati dalla Gran Bretagna, all'interno dell'operazione “Meatiest” e uno di questi è un trentunenne che sarebbe già stato identificato e che si troverebbe a Roma già da un mese. Secondo Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir, “è ora di fare presto e di imparare dagli errori del passato per attuare la nostra risposta alle violenze dell’Isis. Non possiamo ricadere, anche in Libia, nella trappola in cui siamo stati già coinvolti in Somalia e in Niger.
” “Bisogna partire – conclude Esposito - con un’adeguata strategia di cyber-war capace di bloccare le comunicazioni dell’Isis sia sui social network, sia nella filiera di comando che nelle infrastrutture di questo fantomatico Stato”. Per stasera, intanto, il ministro degli interni Angelino Alfano ha convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza per decidere l'invio di 5000 militari per la sorveglianza della Capitale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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