A Roma sit-in pacifico. Fiori regalati agli agenti e cori contro i sindacati

Margherite e rose lasciate sulle camionette. Fischi ai cronisti, accuse alla triade: venduti

A Roma sit-in pacifico. Fiori regalati agli agenti e cori contro i sindacati

Roma. Fiori gialli in segno di pace e musica rock. Se non fosse per qualche «testa rasata», sembra davvero di essere piombati a un raduno di hippie stile Woodstock. «Libertà, libertà» urla la folla mentre inizia la manifestazione no pass al Circo Massimo. Ma non è il concertone dei Rolling Stones, nemmeno la festa per lo scudetto della Roma. Cinquemila dissidenti del certificato verde si sono dati appuntamento in via della Greca per dire: «Noi non siamo violenti. E se non fosse stato per un gruppo di facinorosi noi non sapevamo nemmeno da che parte era la Cigl» giurano mentre tutti applaudono. Per la cronaca, tremila i «facinorosi», come scrive la Procura, di questi 1.500 sfondano il cordone della polizia e invadono, devastandola, la sede nazionale del sindacato di corso Italia.

Elicotteri in volo sui Fori Imperiali, piazza Venezia blindata da camionette e blindati del reparto mobile, la celere, carabinieri a ogni angolo, dal Velabro alla sede della Fao. Protetta all'inverosimile piazza della Bocca della Verità, quella negata agli organizzatori, i «Custodi della Costituzione» dell'avvocato Edoardo Polacco. Il Viminale temeva davvero il peggio, dopo gli scontri di sabato, e ha messo in campo uno schieramento di forze esagerato. Mentre qualcuno parla ai microfoni di democrazia e di «dare un segno di distensione, pace, ai poliziotti», un migliaio di manifestanti si stacca dagli altri e corre verso il primo blindato. Vogliono arrivare in corteo alla Bocca della Verità? Sono momenti di tensione, ma solo pochi istanti, poi un gruppo di donne lascia margherite gialle e rose bianche sulle camionette e subito dopo fa dietro front. Una prova di forza in vista di altre manifestazioni, oppure si vuole testare la reazione delle forze dell'ordine?

Alcune signore gridano ai cronisti che i poliziotti, in fondo, non se li meritano i fiori: «Sabato hanno menato delle donne indifese», raccontano. «Erano lì, sotto Palazzo Chigi» spiegano. Ovvero con il gruppo che ha tentato l'assalto violento alla sede del governo. «Ognuno ha le sue ragioni - continuano - Le guardie devono fare il loro lavoro, noi pure». Tant'è. «La strada per l'inferno è lastricata di green pass. Aridatece Nerone», si legge su un cartello. «Protestiamo pure per la vostra libertà. Pecore al green pass», su un altro. Sale sul palco Polacco. «Faccio l'avvocato e non il politico. Non ci appartengono i gruppi di provocatori», dice il leader dei Custodi della Costituzione. Qualcuno parla di fare un «mondo migliore». E dopo quella dei giornalisti arriva la lista di proscrizione per i poliziotti. Fra i manifestanti un maresciallo in pensione che spiega: «Abbiamo chiesto l'ordine di servizio di tutti (gli agenti) che erano presenti sulla scena il 9 ottobre - spiega Roberto Luzzo - durante gli scontri tra i manifestanti e le forze di polizia. Li porteremo in tribunale». «Ho passato 30 anni nell'aeronautica. Conosco le dinamiche di chi indossa una divisa. Abbiamo i vostri nomi - conclude dopo aver recitato il giuramento dei militari - vi porteremo tutti in tribunale con la terza repubblica». Polacco parla dei sindacati, scoppia un urlo generale seguito da fischi. «Fino a una settimana fa nessuno parlava dei sindacati, erano scomparsi. I sindacati si sono venduti», grida.

Si temevano infiltrati di

Forza Nuova dopo un tentativo di adunata, al mattino, al bar dell'Orologio in piazzale Flaminio. Ma ieri non c'era Giuliano Castellino ad arringare la folla, nemmeno Roberto Fiore a impartire ordini. E tutto è filato liscio.

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