Per la sinistra non è sufficiente che la seconda carica dello Stato, il 25 aprile, visiti il campo di concentramento di Theresienstadt (o ghetto di Terezin), un luogo in cui i tedeschi uccisero quasi quarantamila ebrei e da cui in molti venero deportati ad Auschwitz. E dove Ignazio La Russa ha voluto posare alcune pietre e farfalle di carta colorate, affinché la memoria resti scolpita per sempre. Per la sinistra non basta neppure che La Russa, nel suo discorso alla Conferenza dei presidenti Ue a Praga, attribuisca un «valore assoluto» alla Resistenza che ha superato «la dittatura» e restituito «all'Italia la democrazia», citando la «farfalla gialla» della senatrice Liliana Segre e condannando l'Olocausto quale «più grande atrocità del secolo scorso» . Il politico seduto sullo scranno più alto di Palazzo Madama resta, per i distributori di patenti di legittimità, l'«uomo nero» da stigmatizzare per presunto deficit storico-istituzionale. Succede così che a Paternò, cittadina d'origine di La Russa, Pd e compagni sentano l'esigenza di festeggiare il 25 aprile scendendo in piazza e contestando l'ex ministro della Difesa. Succede pure che alcuni italiani si radunino dinanzi al monumento in ricordo di Jan Palach, sempre in Repubblica Ceca, in piazza San Venceslao, per provare a intercettare l'ex Alleanza nazionale, prima che quest'ultimo faccia il gesto simbolico di appoggiare dei fiori sul memoriale di un eroe dell'anti-totalitarismo. Succede che il sindaco di Marzabotto, la piddina Valentina Cuppi, inviti il premier Giorgia Meloni a chiarirsi con La Russa sulla «incompatibilità» di Fdi con il fascismo.
Succede, ancora, che a Napoli La Russa sia tra i ministri raffigurati a testa in giù, nei manifesti apparsi per la Festa della Liberazione, un' iniziativa sulla quale indaga la Digos e che i collettivi e gli antagonisti hanno etichettato come «giusta». Nei giorni scorsi, l'opposizione parlamentare non ha fatto che attaccare. Carlo Calenda ieri ha dichiarato: «Male che la seconda carica dello Stato ancora non sia in grado di dire parole chiare, anzi dice parole sbagliate anche storicamente». Viene da domandarsi cosa manca dopo il riconoscimento di un «assoluto valore» della Resistenza. Nel frattempo il presidente del Senato era già stato, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla cerimonia ufficiale presso l'altare della patria. E nel frattempo La Russa, da Praga, aveva già affermato quanto segue: «Faccio mie le parole che la senatrice Liliana Segre pronunciò al Parlamento europeo il Giorno della Memoria: C'era una bambina a Terezin, di cui non ricordo il nome, che disegnò una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati». Niente da fare. Il nome del post-missino è riecheggiato a Bologna: «La Russa dimettiti!», ha urlato qualcuno tra la folla, durante la cerimonia in piazza Maggiore, nonostante La Russa fosse altrove.
E sono spuntati pure cori a Casale Monferrato e striscioni con richieste di dimissioni a Milano. E poi Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che ha domandato alla Meloni di prendere le distanze dal suo collega di partito. «Oggi 25 aprile, per l'Italia è un giorno molto importante: è il giorno nel quale viene ricordata la Liberazione dall'occupazione nazista nella Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del fascismo», aveva già osservato il presidente del Senato, in incipit di discorso.
In serata, su Rai1, il presidente del Senato ha ribadito di
essere «antifascista», se con questo aggettivo «si intende» la contrarietà alla dittatura. «Dipende da che antifascismo», ha aggiunto il presidente del Senato, ricordando le violenze degli antifascisti durante gli anni 70'.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.