Una safety car che frena il paese

In una recente conversazione Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ha dato un'efficace e semplice definizione di quello che sta accadendo in Italia.

Una safety car che frena il paese

In una recente conversazione Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ha dato un'efficace e semplice definizione di quello che sta accadendo in Italia. Avete presente cosa succede quando in un gran premio di Formula 1 succede un brutto incidente? Entra in pista la safety-car, cioè una vettura che - guidata da un membro dell'organizzazione - rallenta, raggruppa e controlla tutte le auto in gara, che hanno l'obbligo di accodarsi in fila indiana fino a pericolo scampato. Ecco, l'Italia - sostiene Resta - è un Paese che sta girando in regime di safety-car, cioè a velocità ridotta e controllata, tutti dietro a Conte che detta tempi e traiettorie. È un'andatura solo apparentemente sicura, perché se si eccede in quelle condizioni le gomme si raffreddano perdendo aderenza e i motori si scaldano fino al limite di resistenza, senza contare che i piloti rischiano di perdere concentrazione e grinta. Meno si gira in quel modo, meno rischi si corrono quando la gara riprenderà.
Conte invece sembra trovarsi a suo agio alla guida della safety e inanella giri su giri assaporando il gusto della ribalta, del potere di decidere il destino della gara infischiandosene dei danni che sta procurando ai veri protagonisti: i piloti messi in fila. Quei piloti siamo tutti noi cittadini, le imprese grandi e piccole che giorno dopo giorno perdono aderenza e potenza quando addirittura non sono costrette a rientrare ai box anzitempo, con poche speranze di rientrare in pista. Ma lui, Conte, continua imperterrito. Per appagare il suo narcisismo da primo della fila si è inventato pure dieci giorni di «Stati generali», una kermesse tipo Festival di Sanremo ma più lunga e a porte chiuse. Altri dieci giorni persi in parole dopo 120 giorni di parole mentre il Paese aspetta un aiuto concreto per ripartire o almeno la libertà di provare a farlo per conto proprio. Conte dovrebbe fare una cosa sola: togliersi di mezzo e fare ripartire la gara, che gli italiani - se lui con il suo ostinato atteggiamento da protagonista non li fa fondere definitivamente - sono molto più capaci di lui.

La smetta di gigioneggiarsi e si preoccupi, da servitore dei cittadini, di fare arrivare la cassa integrazione ai disoccupati, i crediti bancari agli imprenditori, di riaprire asili e scuole. In altre parole faccia il premier e non la prima donna.

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