Salah Abdeslam colpevole. "Ergastolo senza sconti"

Sui 20 imputati, 19 i condannati dalla Corte. Per il kamikaze mancato "pena di morte sociale"

Salah Abdeslam colpevole. "Ergastolo senza sconti"

Colpevoli. A sei anni e mezzo da quella notte di sangue che lasciò senza vita nei locali e per le strade della Ville Lumière 130 innocenti e sette terroristi dell'Isis, e dopo 148 giorni di udienza, arriva il verdetto per gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. E per la Corte d'Assise speciale ben 19 dei venti imputati del maxi-processo (ma i presenti erano solo 14, e degli altri 6 processati in contumacia cinque secondo gli inquirenti dovrebbero essere morti) sono «colpevoli di tutti i reati» dei quali erano stati accusati, a cominciare dall'unico terrorista sopravvissuto agli attacchi e principale imputato del processo, Salah Abdeslam. Il 20esimo, Farid Kharkhach, l'uomo che avrebbe fornito falsi documenti agli attentatori, è stato comunque giudicato colpevole e condannato, ma solo per associazione per delinquere finalizzata alla frode, in mancanza di una prova inconfutabile che fosse a conoscenza delle intenzioni criminali del commando di terroristi che aveva aiutato.

Tra i 19 condannati per terrorismo c'è l'unico membro del commando sopravvissuto, il 32enne belga-marocchino Abdeslam, il kamikaze mancato, giudicato colpevole di associazione criminale terroristica e considerato «co-autore» degli attentati, pur non essendo stato possibile stabilire con certezza se l'obiettivo a lui assegnato nell'attacco, come ha spiegato il presidente Jean-Louis Périès durante la lettura della sentenza, fosse «un bar o la metropolitana». Per la corte, anche Mohammed Bakkali è «co-autore» della strage, poiché l'uomo, la cui appartenenza alla cellula belga dell'Isis è considerata certa, avrebbe svolto «un ruolo chiave nella logistica degli attentati».

Per Abdeslam, che nel corso del processo ha mutato la sua posizione passando dall'orgogliosa rivendicazione del proprio status di combattente dell'Isis alla richiesta di scuse alle vittime dell'attacco, arrivando a proclamare la propria innocenza rispetto alle accuse («Ho fatto degli errori ma non sono un assassino», ha dichiarato a fine processo), la Procura nazionale antiterrorismo francese aveva chiesto il massimo della pena, ossia l'ergastolo «irriducibile» (incompressible), per evitare al minimo la possibilità di una futura scarcerazione. E la corte d'appello speciale, per l'unico superstite del commando di morte, ha accolto in toto la richiesta condannandolo al carcere a vita. I giudici hanno anche indicato le prove della sua appartenenza all'associazione per delinquere di stampo terrorista: l'aver visto video dell'Isis in un caffè di Molenbeek, l'aver aiutato il fratello al ritorno dalla Siria, l'appartenenza alla cella belga dello Stato Islamico e i viaggi effettuati in Europa nei mesi precedenti. Quanto allo status di «co-autore» di omicidi connessi a un atto di terrorismo, per la corte gli è stato attribuito in quanto i luoghi dell'attacco, dal Bataclan allo stadio di Saint Denis, «devono essere riconosciuti come un'unica scena del crimine».

Ergastolo (ma con «solo» 22 anni minimo da scontare dietro le sbarre) anche per Mohammed Abrini, che aveva partecipato all'organizzazione e ha ammesso che avrebbe dovuto anche far parte del commando, tirandosi indietro solo subito prima dell'attacco, mentre Bakkali, pur considerato a sua volta coautore degli attacchi per l'importanza del ruolo svolto nella preparazione della strage, è stato condannato a 30 anni (due terzi dei quali da scontare obbligatoriamente prima di usufuire dei benefici di legge).

Il

verdetto, atteso nel pomeriggio, è arrivato solo dopo le otto di sera, nell'aula bunker dell'Ile-de-la-Cité affollata di avvocati, magistrati, giornalisti, sopravvissuti e parenti delle vittime di quella terribile notte.

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