Un nuovo capo dello Stato e poi rimpasto. E Salvini è pronto a entrarci di persona. Ecco la proposta del leader della Lega che, a Porta a porta, spariglia le carte: «Una volta eletto il presidente della Repubblica bisognerà riflettere anche sulla natura del governo, bisognerebbe mettere in campo tutte le energie migliori possibili da parte di tutti i partiti. Sicuramente un governo debole non fa un buon servizio agli italiani. Riflettano tutti se non valga la pena metterci gli assi di briscola». E lui è un asso?: «Ne parliamo più avanti, io non sono uso ritrarmi dalle mie responsabilità».
Sebbene rifugga il toto Quirinale, Salvini parla di Berlusconi: «Ha fatto tre volte il presidente del Consiglio, è internazionalmente conosciuto e riconosciuto. È stato eletto per guidare questo Paese più di una volta quindi penso che nessuno da sinistra possa mettere dei veti. Poi bisogna aspettare che lui dica qualcosa e sciolga le riserve». Anche il Capitano la pensa come Berlusconi su Draghi: «Penso che molti italiani, me compreso, avrebbero piacere che Draghi continuasse a svolgere il ruolo di presidente del Consiglio. Se togli il tassello più importante di questo governo non so come ne usciremmo. Di tutto c'è bisogno fuorché di confusione».
La scena politica dove si prepara la partita del Quirinale è a Roma e Silvio Berlusconi vuole esserci. Arriva da Arcore a metà pomeriggio a Villa Grande e ad accoglierlo c'è il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. La sera, a cena, arrivano anche i due capigruppo di Senato e Camera, Anna Maria Bernini e Paolo Barelli.
C'è da confrontarsi sulla situazione a meno di due settimane dal primo voto in Parlamento per il nuovo presidente della Repubblica. Da valutare la forza della sua eventuale candidatura, la solidità dei rapporti con gli alleati del centrodestra, il bacino di possibili consensi oltre la coalizione, le prossime mosse degli avversari, che dal Pd minacciano l'Aventino.
Ma l'inaspettata notizia della scomparsa del presidente del parlamento europeo David Sassoli ha come gelato le parti, scombussolato i programmi di tutti. A incominciare proprio dai dem, che hanno rinviato l'assemblea di domani. E a questo punto rischia di saltare anche il vertice di centrodestra tra Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è mai stato confermato ma venerdì poteva essere la giornata giusta, anche per aspettare appunto la mossa di Enrico Letta e dei suoi e preparare la risposta. Le tensioni con il segretario dem si moltiplicano e dopo che il Cav ha fatto sapere di non vedere possibile un altro governo in questa legislatura se Mario Draghi andasse al Quirinale l'altro ha definito gravi le sue parole e ha chiesto una smentita. Mai arrivata.
Il duello a distanza continua e Berlusconi a questo punto vuol vedere come e se Letta si rimangerà la minaccia di non sedersi al tavolo delle trattative finché non cadrà l'ipotesi della sua candidatura e se proporrà apertamente l'attuale premier per la successione a Sergio Mattarella o farà un altro nome, magari al femminile.
Le consultazioni del Cav in questi giorni rimarranno sotto traccia, serviranno soprattutto a soppesare il suo consenso e a valutare gli equilibri nella maggioranza con amici e nemici. Tutto in un clima di attesa, perché certo Berlusconi non ha intenzione di scoprire le carte prima che il quadro d'insieme sia chiaro.
Per i prossimi giorni di impegni ne ha uno e significativo: martedì sarà a Strasburgo per votare il successore di Sassoli all'Europarlamento, la maltese Roberta Metsola. Un'esponente del Ppe che, con il suo segretario Antonio Lopez, ha da poco benedetto la possibile candidatura del Cav al Colle.
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