Tranquillizzare innanzitutto il Pd e la sinistra in genere, femministe comprese: non è prevista alcuna medaglia d'onore per le madri di famiglie numerose in stile Ventennio fascista. Solo una politica sulle nascite diversa dal passato. Salvini ha scelto il Sunday Times per tracciare la linea della prossima battaglia che intende portare avanti. Quella della natalità. "Un paese che non fa figli è destinato a morire", dice il leader leghista. Vero. E per invertire la rotta il ministro dell'Interno è pronto a mettere sul campo una serie di azioni in favore di "fertilità, asili nido e aiuti fiscali per le famiglie".
Se sarà davvero così, solo il tempo potrà dircelo. In fondo ilGiornale.it provò a spiegarlo tre anni fa: invece di importare immigrati dall'Africa per coprire il gap demografico, i governanti dovrebbero pensare a come invogliare le coppie nostrane a procreare.
Non che il governo debba entrare sotto le lenzuola degli italiani. Quello che manca è un cambiamento culturale: il '68, diceva Marchionne con incredibile lucidità, ci ha fatto dimenticare i nostri doveri. E tra questi c'è pure quello di dare un futuro al Paese che ci ha generati.
I dati Istat certificano che la popolazione italiana diminuirà radicalmente nei prossimi decenni. Nel 2065 le ipotesi immaginano un Paese con qualcosa come 54,1 milioni di abitanti. Oggi siamo 60,4 milioni. Il calo sarebbe drammatico.
Non è detto che vada così, ovviamente. Ma le statistiche analizzano le tendenze e quelle attuali delle famiglie italiane dicono che ogni donna mette al mondo 1,34 figlioli a testa. Un po' pochini per sperare di frenare la discesa e compensare i decessi annuali: nel 2017 a fronte delle 464mila nascite (minimo storico, -2% sul 2016) si contavano 647mila morti. Il saldo naturale nel 2017 è negativo (-183mila) e registra un minimo storico. Il tutto considerando anche gli stranieri. Se invece si prendono in considerazione solo i cittadini italiani, il dato è da strapparsi i capelli: meno 241mila unità. Capito l'antifona?
La sinistra in questi anni ha trovato la soluzione al dramma demografico nell'importazione di "nuovi italiani". Lo slogan "gli immigrati ci pagheranno le pensioni" vale come una sorta di totem. Una "scusa", dice Salvini. Ed è vero: perché non è così che ragiona un Paese capace di guardare lontano. Aprire le frontiere è l'espediente più semplice, non il migliore.
L'Italia, va detto, non è uno Stato fondato sulla famiglia. Lo dimostrano le leggi e le norme su fisco, casa, scuola, asili, politiche per la famiglia, lavoro per le mamme, bonus bebè, tariffe e spese scolastiche. Mettere al mondo un erede costa, e parecchio. Ma gli assegni familiari valgono poco, i bonus gas e luce sono una bazzecola, i libri per le scuole restano un salasso. E ancora: gli asili chiudono troppo presto, di posti ce ne sono pochi e in quanto alle liste gli italiani finiscono sempre in coda agli immigrati. Benedetto Isee. Senza parlare dei problemi che affrontano le mamme lavoratrici per contratti che di certo non aiutano la dipendente a pensare di cimentarsi nella seconda o terza gravidanza una volta passato tanto tempo lontana dal lavoro.
E si potrebbe andare avanti all'infinito (leggi qui l'inchiesta)."Alla fine del mandato - dice Salvini - il governo sarà giudicato più sul numero di nuovi nati che non su quelli legati al nostro debito pubblico". Staremo a vedere.
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