"A volte ho l'impressione che nel nostro Paese ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente". Con queste parole inizia un discorso di Sergio Marchionne il cui video, a pochi giorni dal prematuro decesso, sta rapidamente facendo il giro dei social network. Ed è un messaggio che contesta il periodo dei "contestatori", quel '68 nato da spinte "condivisibili" ma che ha di fatto trasformato l'Italia (e il mondo occidentale) nel regno dei diritti senza i doveri.
L'ex ad di Fca, che ammetteva di non essere né uno storico né un sociologo ma aveva abbastanza esperienza per osservare il mondo, notava che l'atteggiamento lascivo nei confronti del presente stava (e sta) "detonando uno dei pilastri del nostro stare insieme". Per Marchionne "è come se si pretendesse di aver diritto ad un domani migliore senza sapere che bisogna saperlo conquistare".
Le parole del manager, forse passate inosservate quando era in vita, scuotono i social adesso che è morto. È normale, o almeno così ci dicono: è il riflesso incondizionato della Rete. Niente di che stupirsi, comunque. O di cattivo. È successo lo stesso con la dipartita prematura di Steve Jobs, con quel suo "Stay hungry, stay foolish" poi diventato un cult. Qui non si vuole santificare né l'uomo né il manager: la storia valuterà le sue opere. Eppure il discorso di Marchionne - che forse non contiene un motto così rivendibile - è però più profondo di quello del collega americano. Ed è uno schiaffo agli eterni sessantottini, quelli che non sono mai usciti da quel "vietato vietare" da cui - dice l'ex ad - "nasce tutto ciò". Ovvero i malanni dell'Occidente.
"In modo paradossale le grandi conquiste portano risvolti imprevedibili e non voluti - spiegava alla platea l'ex manager - E così è successo nel '68, un movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi in avanti nelle conquiste sociali e civili ha avuto purtroppo un effetto devastante nei confronti dell'atteggiamento verso il dovere".
Sono soprattutto i giovani, e chi ha dimenticato di crescere, i destinatari delle parole dell'uomo che ha cambiato la Fiat. E che per farlo si è scontrato con i sindacati "duri e puri" dei cotratti blindati, ha abbandonato Confindustria, ha lavorato sodo forse fino al limite delle capacità del suo fisico. Marchionne diventa così l'opposto buono in "un'epoca dei diritti". Un tempo in cui tutto sembra dovuto: dal "diritto al posto fisso, al salario garantito", passando per "il lavoro sotto casa, il diritto di urlare, il diritto a pretendere". "Lasciatemi dire - diceva Marchionne - che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo. Perché questa evoluzione della specie crea una generazione molto più debole di quella precedente, senza il coraggio di lottare ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di attendismo che è perverso e involutivo.
Per questo credo che dobbiamo tornare a un sano senso del dovere, alla consapevolezza che per avere bisogna anche dare. Bisogna riscoprire il senso e la dignità dell'impegno, il valore del contributo che ognuno può dare al processo di costruzione dell'oggi e soprattutto del domani" (guarda qui il video).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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