Salvini ora spiazza il Pd: caos dem col "tutti dentro"

La Lega apre a Draghi e manda in tilt il Pd. I malpancisti: "Non cadiamo nella sua trappola". E l'appoggio esterno diventa un caso

Salvini ora spiazza il Pd: caos dem col "tutti dentro"

I giallorossi provano a fare i furbetti: proporre la stessa maggioranza che sorreggeva il Conte bis e andare avanti come prima con il semplice cambio a Palazzo Chigi. Una strategia che va dalla parte opposta della strada indicata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha invitato tutte le forze politiche - nessuna esclusa - a sostenere un nuovo esecutivo "che non debba identificarsi con alcuna formula politica" per consentire al Paese di rispondere alle sfide cruciali per la ripresa economica e sociale. A sinistra però, inizialmente convinti che dal centrodestra non sarebbero arrivati segnali positivi, le feste sono state guastate da Matteo Salvini. Il leader della Lega ha annunciato l'intenzione di appoggiare un esecutivo guidato da Mario Draghi e così ha mandato in tilt il Pd.

Il numero uno del Carroccio, dopo il primo giro di consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi, ha parlato della presenza "di un percorso interessante" per l'Italia. A differenza dei giallorossi, l'ex ministro dell'Interno non ha posto veti né sui nomi né sulle idee: "È un momento in cui il bene del Paese deve superare l'interesse personale e partitico". Salvini, nel corso del colloquio con l'ex presidente della Banca centrale europea, ha riscontrato una certa sintonia sulle necessità per gli italiani: "Sentir parlare di lavoro, di fondi europei e non di mance ci ha assolutamente confortato". Al centro anche la tematica sociale, inevitabilmente condizionata dalle restrizioni imposte dall'emergenza Coronavirus: "C'è la necessità di tornare a vivere. Questi mesi di chiusure, di paure, di distanze portano a una alienazione, depressione, utilizzo di droghe. Vorremmo che il governo che nascerà, se nascerà, sia il governo della ripartenza, rinascita, riapertura".

Le preoccupazioni dei dem

La posizione della Lega ha, appunto spiazzato il Pd. Verso ora di pranzo era circolata l'ipotesi che i dem si sarebbero limitati a un appoggio esterno qualora qualche leghista fosse entrato nella squadra dei ministri. Ma le voci sono state immediatamente smentite, tracciando invece una linea chiara: sostegno al governo Draghi dentro l'esecutivo. "Sono totalmente infondate le notizie su orientamenti assunti su eventuale appoggio esterno al governo - si legge nella nota diffusa nel pomeriggio - la posizione del Pd è stata votata dalla direzione nazionale all'unanimità e illustrata ieri al professor Draghi". La verità, però, è un'altra. Secondo quanto spiegato da fonti di Palazzo Madama all'agenzia Agi, più di un parlamentare dem si sarebbe, infatti, detto "preoccupato" per l'apertura di Salvini. "Un governo 'con tutti dentro' non sarebbe più un governo politico - è il ragionamento raccolto dall'Agi - ma aprirebbe altri scenari. Un governo sostenuto da tutte le forze politiche, con ministri di tutti partiti, non è immaginabile. Più realistico - viene spiegato - immaginare un governo sul modello di quello Monti, con ministri tecnici e senza incarichi ai rappresentanti dei partiti. Con un governo siffatto sarebbe inappropriato parlare di appoggio esterno". Almeno per il momento l'appoggio esterno sarebbe escluso sia dalla maggioranza dem sia dall'area che guarda a Luca Lotti e Lorenzo Guerini.

Al di là dei distinguo semantici, i big del Partito democratico non hanno fatto mancare frecciatine (in chiaro) all'indirizzo del leader del Carroccio. "Un primo effetto l'incarico a Draghi l'ha avuto. Salvini è diventato europeista in 24 h", è stata la reazione del vicesegretario Andrea Orlando su Twitter. Enrico Borghi - deputato di Base riformista, l'area che fa riferimento a Lorenzo Guerini e Luca Lotti - ha messo in guardia in suoi: "Ma abbiamo ascoltato Mattarella o no? È un governo che non ha una 'formula politica'. C'è bisogno di un traduttore? Non cadiamo nella trappola di Salvini e andiamo avanti con il sostegno a Draghi. Non siamo noi ad aver cambiato idea su euro, Ue e Nato. Anzi". Più diplomatiche le parole di Andrea Marcucci: "L'appoggio esterno del Pd è una falsa notizia. La nostra posizione e le nostre priorità sono note. Se la Lega cambia idea, diventa europeista e capisce che ha sbagliato per anni, meglio per tutti".

Nella giornata di ieri Alessandro Alfieri già aveva espresso più di qualche perplessità. "Abbiamo contribuito a 'convertirè all'europeismo molti euroscettici. Non è stato un miracolo ma quasi.

Il vero miracolo lo farebbe ora Mario Draghi qualora riuscisse a far sostenere il suo governo europeista anche ai no euro alla Salvini. Ho molta fiducia nelle capacità di Draghi ma permettetemi, su questo fronte, di essere scettico", è stata la posizione espressa dal senatore del Partito democratico.

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