Salvini si ribella pure a Conte: "È una resa accoglierne 15"

Linea dura del vice leghista molto irritato dal premier Saviano graffia anche Di Maio: «Atteggiamento viscido»

Salvini si ribella pure a Conte: "È una resa accoglierne 15"

Sorpresa, irritazione, gelo, come tra «separati in casa». Ma anche l'ennesima sensazione di cul de sac nel quale il governo si caccia per paradossali e insormontabili contraddizioni che lo scuotono fin nelle fondamenta. Con l'aggiunta del peso crescente, nella vicenda dei 49 profughi imbarcati sulla navi Sea Watch 3 e Sea Eye, che sta assumendo l'interventismo del Vaticano, raccolto e rilanciato con la necessaria attenzione da Palazzo Chigi e dai Cinquestelle.

Papa Francesco ieri, ricevendo il Corpo diplomatico, ha rinnovato il suo appello a «tutti i Paesi» per una soluzione «comune e non parziale», dettata «da violenza o da scarti». E ha lanciato, nel contempo, anche un monito affinché «i leader rispettino il diritto e non pensino solo al consenso» che dovrebbe far fischiare le orecchie a più d'uno e tale da far apparire come solito gioco a «somma zero» quello visto per tutta la giornata sulle linee sovraeccitate di Palazzo Chigi e Viminale. Soprattutto tra i rispettivi staff in costante collegamento con Guardia costiera, Farnesina, Infrastrutture e, naturalmente, l'altro vicepremier Di Maio (finito pure lui nel mirino di Roberto Saviano per quello che lo scrittore ha definito «atteggiamento viscido e paraculesco»). Il premier Conte, intanto, pareva aver ormai già promesso e organizzato «senza essersi confrontato con nessuno e facendo tutto di testa sua» (questa l'accusa dei leghisti) il salvataggio di 15 dei 49 profughi, e non solo donne e bambini bensì rispettando per quanto possibile i nuclei familiari. Una possibilità svanita in serata, quando Salvini negava di poter «accogliere 15 famiglie di migranti» perché, ha detto, «sarebbe un segnale di cedimento che farebbe dire agli scafisti 10 oggi, 15 domani, vediamo... Continuiamo a prenderli. Io dico agli scafisti basta, stop, fine, chiuso. Sono coerente». Il titolare del Viminale ha spiegato ancora che «stiamo aspettando risposte da Germania e Olanda. Conte e Di Maio insistono? Io voglio stroncare il traffico di esseri umani, voglio bloccare gli scafisti. Inoltre, quando sbarcano in Italia siamo lasciati soli ed è un problema nostro. Sea Watch e Sea Eye? Stiamo parlando due imbarcazioni di furbetti in acque maltesi, una tedesca e una olandese, facciano il loro dovere loro... cosa c'entra l'Italia? Sono furbetti che cambiano bandiera ed equipaggio...». Irritato pure dal tentativo di Conte, già in mattinata il Viminale aveva fatto trapelare di essere «determinato a dichiarare non sicuro alcun porto». Salvo, in un secondo momento, scegliere una linea un po' più morbida per smentire in una nota non ufficiale «qualsiasi contrasto tra Conte e Salvini». Il ministro dell'Interno, veniva precisato, continua a considerare il premier «persona perbene, come poche; uno che mantiene la parola data». Segno di uno scontro che ha rasentato la crisi totale. La soluzione, dicevano i leghisti, sono «i corridoi umanitari via aereo per chi scappa davvero dalla guerra, già confermati dal ministro Salvini anche per il '19». Mezzo che avrebbe il pregio di poter essere controllabile già in partenza, nonché di stroncare il traffico degli scafisti e relative ecatombi di migranti in mare.

Peccato che nella maggior parte dei casi si tratti di soluzione pregiudicata dalle guerre civili in corso in molti Paesi africani, dove non esistono autorità in grado di garantire esodi «controllati», le forze Onu non ci sono o non riescono ad agire e le fughe sono causate dalla miseria, prim'ancora che dalle persecuzioni.

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