Scalfari straniero nella sua "Repubblica"

Il Fondatore a disagio con la stagione Elkann: "Molinari? Vedremo..."

Scalfari straniero nella sua "Repubblica"

Prosegue la telenovela di Repubblica, dopo il siluramento di Carlo Verdelli da parte dell'editore John Elkann, lo sciopero con cui i giornalisti hanno accolto il nuovo direttore Maurizio Molinari, le critiche arrivate dall'ex editore Carlo De Benedetti che medita la creazione di un nuovo giornale, si attendeva l'esito della riflessione annunciata da Eugenio Scalfari. Il Fondatore mal sopporta che le decisioni sul «suo» quotidiano vengano prese senza interpellarlo. Era già successo con il precedente cambio di direzione nel 2015, quando Mario Calabresi prese il posto di Ezio Mauro. Scalfari si risentì di non essere stato consultato da De Benedetti, minacciò di non scrivere più le sue lenzuolate domenicali per Repubblica, salvo ripensarci subito dopo la dimostrazione di deferenza arrivatagli a sanare la lesa maestà. Anche questa volta dev'essere andata allo stesso modo, l'Ego di cui Scalfari si occupa spesso dal punto di vista filosofico, è prima di tutto il suo. Molinari lo ha chiamato, onorando così lo status del Fondatore, e questo sembra aver tranquillizzato Scalfari sulla bontà del progetto editoriale su cui aveva espresso dubbi, vista la modalità «brutale» del cambio di direzione. «Repubblica è nata nel 1976, siamo nel 2020 ma il nostro spirito, la nostra anima giornalistica non può cambiare: liberal-socialista. È una definizione complessa, spetta al Fondatore di mantenerla senza alterarne il significato» scrive Scalfari, parlando di sé in terza persone come Il Fondatore, maiuscolo. Ebbene questi due valori, libertà ed eguaglianza, non crede verranno traditi dalla nuova direzione. «Allo stato dei fatti, risulta che non sono cambiati. Il nuovo direttore Maurizio Molinari appare esattamente nello stesso modo (dei predecessori, ndr). Se così farà, il Fondatore ne sarà pienamente soddisfatto e lo dirà. In parte già lo dico, dopo aver analizzato la questione con Molinari. Vedremo il seguito» chiude Scalfari, lasciando quindi aperta la possibilità che cambi idea sui nuovi vertici del quotidiano. Finché gli sarà assicurata la paginata domenicale è improbabile che il 96enne giornalista voglia rompere con il quotidiano su cui scrive dal '76.

E grazie a cui, come gli rinfacciò duramente De Benedetti, ha permesso a Scalfari di arricchirsi. «Li ho salvati dal fallimento negli anni Ottanta e a Scalfari ho dato un pacco di miliardi pazzesco quando è stato liquidato, quindi Eugenio su di me deve solo stare zitto. È un ingrato» disse l'ex editore.

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