Il benessere si crea cavalcando il cambiamento e tenere fuori dalla porta le innovazioni non ha mai salvato posti di lavoro. Il Consiglio d'Europa ora dovrà rimediare alla scelta del Parlamento di vietare la vendita di auto termiche dal 2035, non per conservazione dell'esistente ma per solide ragioni economiche.
Innanzitutto, non siamo davanti a un'innovazione che soppianterà la tecnologia del motore termico. Girare con un'auto elettrica impone uno stile di vita molto complicato, fatto di pianificazione rigida dei percorsi, in base alle colonnine di ricarica, e di soste di ore. L'esatto opposto della fluidità e dell'istantaneità a cui oggi improntiamo la nuova mobilità. Per questo, è prevedibile che tale tecnologia non riesca a penetrare oltre un certo numero di automobilisti, che possono ricaricare a casa vetture per girare in città. La prova? Sta proprio nell'imposizione della Commissione, che lo scorso anno ha fatto proprie le paure delle lobby che hanno capito come i consumatori rifiutino di bere in massa da questo calice. Pertanto il divieto allungherebbe la vita alle vecchie auto termiche, creando un «effetto Cuba» con impatti sull'inquinamento e sulla sicurezza.
In secondo luogo, l'innovazione è inutile nel senso che non persegue gli obiettivi ambientali. Un motore elettrico non brucia fossili, vero. Ma se l'energia è ancora prodotta bruciando gas e carbone? Dovremo passare alle rinnovabili: sì, lo stiamo vedendo. In Italia sono al 34% di cui metà da centrali idroelettriche del secolo scorso. Di più, la stessa fabbricazione di batterie ha emissioni talmente alte che servono 15 anni e 180.000 km di percorrenza, secondo il Cnr, per portare le emissioni dell'auto elettrica sotto quelle delle termiche. Per tacere dei disastri ambientali collegati all'estrazione delle terre rare e dei materiali necessari. Ma anche ammettendo un'energia 100% rinnovabile, il parco auto europeo pesa oggi l'1% delle emissioni di CO2, che Cina e India stanno incrementando e poi toccherà all'Africa: per quando tutte le auto europee dovessero essere elettriche, il beneficio sarebbe inferiore allo 0,5%.
Insomma, una scelta inutile che non sarà mai adottata dai cittadini e
che però aprirebbe le porte all'industria automobilistica cinese e alla dipendenza dalla Cina per le batterie. Una forzatura ideologica della Commissione che si ostina a vivere nella sua bolla chic scollegata dalla realtà.
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