Pare che non tutti si stiano rendendo conto di quanto sta avvenendo. Sta crollando il mondo post 1989 e l'ordine che da lì si era costituito. Chi pensava che, con la fine di Trump, sarebbe ritornato il multipolarismo, si è dovuto ricredere: Trump era un sintomo della fine, non la sua causa. Ora in questo nuovo mondo, in cui il principio della forza prevale, è chiaro che spadroneggiano i regimi autoritari come quello russo e paratotalitari come quello comunista cinese. La situazione è molto più grave rispetto alla già esecrabile guerra in Crimea: allora un blocco sino-russo non si era ancora consolidato e le mire imperali russe non ancora cosi evidenti. Perciò oggi è importante per l'Italia restare al di là della nuova ideale cortina di ferro che si sta formando: con la Nato e con l'Unione europea che, nonostante la loro debolezza, sono destinate, di fronte alla minaccia della egemonia neo orientale, a diventare più solide. Tutto questo comporta mutamenti importanti nello scenario politico: da sempre, e soprattutto nell'età contemporanea, l'ordine esterno determina in maniera quasi draconiana quello interno. Così come durante la guerra fredda vi era uno spazio di legittimità politica, che escludeva i comunisti in quanto parte del campo nemico, oggi si sta creando una nuova area di legittimità, che ha nella adesione ferrea, senza ambiguità e condizioni, alla Nato e alla Ue, il suo primo credo. Chi è fuori da quest'area, rischia di non governare mai. Questo pone un grande dilemma ai sovranisti, critici verso la Ue e pure verso la Nato. Se già negli anni scorsi l'anti europeismo aveva reso problematica la loro presenza al governo, oggi è impossibile immaginarvi qualcuno che dimostri comprensione per Putin; quella che stanno manifestando, con la loro ambiguità, diversi esponenti della destra sovranista europea, a cominciare da Marine Le Pen. Insomma un conto è Berlusconi, peraltro intrattenente rapporti con un Putin allora più liberale, che possiede un pedigree democratico intangibile e membro autorevole del Ppe, altra cosa Salvini. Da cui ci aspettiamo una più netta e radicale condanna dell'espansionismo russo.
Quanto a Giorgia Meloni, pure più decisa del leader leghista nel definire Putin, si accorgerà in questo giorni, ospite dai Repubblicani americani, come essi giudichino Biden non troppo interventista ma troppo poco, e come essi condividano con il presidente americano e con la Nato il senso della missione contro il neo espansionismo russo. Non si tratta solo di interesse nazionale: o meglio sì, nel senso che essere fedeli a Ue e Nato è oggi, ancor più di ieri, il modo migliore, o forse il solo, di difendere l'interesse della nazione.
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