Schlein morde la premier: venga in Aula. Però a Bruxelles nessun dem ha fiatato

Il Pd si scaglia contro il governo: "Esecutivo nel caos, non c'è tempo". Al commissario Gentiloni, in audizione, nessuno ha chiesto nulla

Schlein morde la premier: venga in Aula. Però a Bruxelles nessun dem ha fiatato
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La parola d'ordine è: «Governo nel caos». Le opposizioni fiutano l'odore del sangue (o quanto meno del ritardo sui fondi del Pnrr) e si rianimano - nonostante l'afa opprimente - stringendo d'assedio l'esecutivo e soprattutto la premier.

La richiesta, ripetuta ieri da tutti i partiti del centrosinistra prima e dopo la riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi e la conferenza stampa del ministro Fitto, è che Giorgia Meloni si presenti al più presto in Parlamento per illustrare lo stato di attuazione del Pnrr e le valutazioni del governo sul ritardo delle prossime rate attese da Bruxelles. «Rischiamo di perdere la quarta tranche e Meloni, da giorni in silenzio per le vicende giudiziarie dei suoi ministri, continua a tacere», tuona Elly Schlein. Il fuoco polemico, già martellante fin dal mattino nelle dichiarazioni dei dirigenti di centrosinistra, si trasferisce in aula dopo gli annunci di Fitto: «Il governo di fatto sta ammettendo quello che le opposizioni hanno più volte denunciato qui - attacca il capogruppo dem Francesco Boccia in Senato - la quarta rata è in ritardo o non c'è più. Questo ci preoccupa, la maggioranza è nel caos. Chiediamo che venga la premier Meloni a riferire in aula». Gli fa subito eco l'ineffabile ex ministro grillino Stefano Patuanelli, che però tiene a metterci del suo e chiede su Twitter che con le prossime rate del Pnrr si rifinanzi subito quel fantastico volano (delle truffe) che è stato il Superbonus 110% di contiana memoria. Poi Patuanelli si rende conto (o gli viene segnalato) che si tratta di una fesseria, e si affretta a cancellare il tweet. «Serve un'operazione verità in Parlamento, da cui la premier non può più fuggire», incalza il dem Alessandro Alfieri.

In ballo c'è non solo la modifica di dieci dei 27 obiettivi della quarta rata, annunciata ieri da Fitto, ma anche il piano complessivo di revisione del Pnrr, che va presentato entro il 31 agosto e che dovrebbe passare al vaglio delle aule parlamentari. Ma «ad oggi, 11 luglio, non se ne sa nulla di nulla - sottolinea Enzo Amendola, capogruppo in commissione Esteri del Pd e (nei due ultimi governi) titolare degli Affari europei - senza contare che la richiesta ufficiale del versamento della quarta rata non è ancora partita da Roma, e tra poco la Commissione Ue chiude gli uffici e se ne riparla a settembre, col rischio che il versamento slitti al 2024». Del resto, il guaio di passare dall'opposizione al governo è che poi ti vengono rinfacciate le cose che dicevi quando eri in minoranza. «E Giorgia Meloni - ricorda Amendola - urlava in aula a Draghi che non poteva pretendere il voto sui piani del Pnrr senza che il Parlamento abbia avuto neppure il tempo di leggerlo. Ora chiede a noi di dare via libera alla revisione senza nemmeno passare di qui?». Il leader di Azione Carlo Calenda suona l'allarme e lancia una proposta: «Stiamo perdendo il Pnrr e, con esso, la nostra credibilità internazionale e la possibilità di modernizzare il Paese. Siamo all'emergenza. In nome dell'interesse nazionale chiedo a Meloni e Schlein: su questo punto fermiamoci e cerchiamo insieme una soluzione condivisa».

La drammatizzazione delle difficoltà governative da parte delle opposizioni fa parte del gioco politico. Resta però curioso che lunedì scorso, quando il commissario Ue per gli Affari economici Paolo Gentiloni è stato ascoltato in commissione a Bruxelles proprio sui tempi di realizzazione del Pnrr, nessun parlamentare delle opposizioni italiane gli abbia fatto domande.

Né la delegazione del Pd né quella dei Cinque Stelle hanno aperto bocca durante l'audizione, ed è stato rispondendo alle domande di un'europarlamentare portoghese sull'erogazione della terza rata all'Italia che Gentiloni ha affermato che «la Commissione mai erogherà un pagamento senza rispetto dei risultati».

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