Non solo la Littizzetto. A scandire Che tempo che fa c'è pure l'ideologia (vuota) delle Sardine. Già perché nel salotto di Fazio i pesciolini, nelle ultime otto settimane, hanno trovato parecchio spazio. E quando il conduttore non riesce ad avere Santori in studio o in collegamento, cerca di avere almeno un tifoso dei nuovi movimentisti di piazza.
Il debutto «sardino» da Fazio va registrato domenica 1 dicembre quando in una mega intervista da 15 minuti, Santori parla senza contraddittorio. Mette subito in chiaro che il movimento «è il nemico numero uno del populismo di destra». Il momento è caldo: piena campagna elettorale per le Regionali in Emilia Romagna. Poi, sette giorni dopo ci pensa la Littizzetto a tenere alta l'attenzione sui «pesciolini». Questa volta usa una letterina delle sue per lanciare il messaggio anti Salvini: «Guardatelo in questa foto, è in versione filosofo. In questo scatto guarda il mare pieno di sardine». Finita qui? No. Nella puntata del 15 dicembre c'è un altro campanello per sottolineare la presenza delle Sardine nel palcoscenico politico e soprattutto nel braccio di ferro in Emilia. La Littizzetto nel suo monologo mette nel mirino il leader della Lega e afferma: «Allucinante 30.000 sardine in piazza, Salvini richiama il trota». Poi c'è la pausa natalizia. E il «Che Sardina che fa» si ferma. Si riprende a gennaio col botto: un'altra intervista-fiume a Santori (più di 15 minuti di colloquio, un'eternità in tv) questa volta direttamente in collegamento dalla piazza di Bologna. Il 19 gennaio scorso infatti è andata in scena la «sardinata» bolognese pro-Bonaccini. Qui Santori parla ancora una volta del suo progetto politico e fa un passo in avanti: si erge a interlocutore di Conte: «Quando vedremo il premier la nostra prima istanza sarà dialogare, fargli capire cosa abbiamo visto nelle nostre piazze e capire come il governo possa recepire la voce di questo movimento spontaneo». Un vero e proprio spot a soli 7 giorni dal voto. Ma il sardina-pensiero è rimasto nello studio di Fazio anche nel corso dell'ultima puntata di domenica 2 febbraio. Ci ha pensato Veltroni a parlare dei pesciolini: «Sono una meraviglia perché contrastano un clima di odio insopportabile... questo è un buon giorno per la democrazia». E giù applausi. Nessuno ha sollevato perplessità sulla famosa foto con i Benetton e Toscani. Solo silenzio.
Eppure in queste ore le Sardine devono fare i conti con una vera sommossa interna che ha portato ad una vera e propria scissione a Roma voluta dal leader dei pesciolini capitolini, Stephen Ogongo: «L'incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Luciano Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l'ultimo degli errori che Santori, Morotti, Trappoloni e Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane. Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna e alla struttura che stanno creando». Parole di fuoco che fanno da eco a quelle di Floris d'Arcais su Micromega: «Gridare alla strumentalizzazione e all'ingenuità non è un bel rispondere alle sacrosante critiche. Evoca sentori di politica stantia».
Poi l'affondo che ha il sapore della profezia: «In nome di un essere non divisivi che assomiglia troppo al non dispiacere a nessuno, rischierete di cominciare ad estinguervi». Schiaffi duri da digerire. Salvo rifugiarsi in un porto sicuro. Da Fazio, l'allevatore di Sardine.
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