Scontro sulle scuole paritarie. "Le risorse sono inadeguate"

Pochi 40 milioni, ancora sciopero: "Applicare la legge". De Ruvo (Salesiani): "Riconoscere il nostro impegno"

Scontro sulle scuole paritarie. "Le risorse sono inadeguate"

Una mobilitazione storica: non era mai avvenuto che gli istituti paritari di tutta Italia si unissero per far sentire la loro voce in uno sciopero di due giorni. «Noi siamo invisibili per questo governo», recita lo slogan. E in effetti, i finanziamenti assegnati per gli istituti paritari «sono insufficienti». «Di fronte a una situazione così complicata, venuta a crearsi con il coronavirus, il 30% delle scuole paritarie rischiano la chiusura. I genitori non hanno più soldi per pagare la retta, o perché hanno perso il lavoro, o perché sono stati licenziati, o per la perdita economica di questi mesi», commenta don Francesco De Ruvo, tra i referenti delle scuole salesiane del Centro Italia.

«Le scuole paritarie non chiedono privilegi ma il riconoscimento del loro ruolo e il diritto alla libertà di scelta educativa», sottolinea il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis. Il mancato sostegno alle paritarie non è legato solo all'emergenza Covid. «Prima ancora, queste scuole soffrono la faziosità con cui sono guardate - dice ancora Maffeis -. A minarne la sopravvivenza è infatti una sorta di discriminazione culturale, che impedisce di riconoscere loro piena cittadinanza. Ne porta traccia un vocabolario che ancora le considera private, scuole di classe, diplomifici per asini d'oro». Risorse «assolutamente inadeguate prosegue don De Ruvo andremo avanti e ci faremo sentire ancora». E padre Luigi gaetani, presidente del Cism, la conferenza dei Superiori maggiori, concorda sul fatto che i fondi stanziati «non sono la risoluzione del problema».

Il salesiano don De Ruvo ricorda poi che «nel 2000 ci fu la Legge Berlinguer che prevedeva che il sistema nazionale d'istruzione fosse costituito sia da scuole statali che paritarie. Ciò che è detto molto chiaramente sulla carta, anche nell'articolo 33 della Costituzione, non avviene nella pratica. Di fronte a un decreto legge di rilancio, che prevede un miliardo e mezzo all'istruzione, l'importo per le primarie e secondarie è del tutto inadeguato». «L'Italia ricorda don Francesco - è fanalino di coda in Europa, perché è tra i pochissimi Paesi in cui la scuola paritaria non ha alcun tipo di finanziamento». «Con questo sciopero vogliamo dire al governo e al Parlamento che noi ci siamo e chiediamo che si impegnino maggiormente perché abbiano libertà di scelta sull'istruzione».

Le scuole salesiane sono pronte anche nel post-Covid. «Stiamo facendo i conti con i nostri bilanci prosegue don De Ruvo per le operazioni di sanificazione, le colonnine dei gel igienizzanti, l'allestimento delle aule. Vogliamo tutelare la salute degli alunni e del nostro personale. La volontà di fare bene c'è e siamo pronti, ma non abbiamo i soldi. E rischiamo di non poter pagare i docenti».

L'Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) ha lanciato una petizione chiedendo al premier Conte la «detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie per la frequenza scolastica ai servizi educativi nel 2020 e l'istituzione di un fondo straordinario per l'erogazione di contributi aggiuntivi alle paritarie». Infine, don De Ruvo denuncia: «Non è stato previsto alcun intervento economico per la disabilità e nessuna risorsa per la didattica on line. I salesiani si sono attivati con teledidattica due giorni dopo l'inizio del lockdown. Direi che lo Stato deve riconoscere i nostri sforzi».

Il finanziamento è «vergognoso» per i deputati della Lega della Commissione Istruzione: «Il governo umilia le 900mila famiglie che mandano i propri figli

alle paritarie e i 180mila lavoratori che vi prestano servizio». Sulla necessità di sostenere le scuole paritarie «si è creata una convergenza trasversale della politica» osserva Mara Carfagna, vicepresidente della Camera.

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