Mentre il governo fa trapelare di voler prorogare lo stato di emergenza «ben oltre la fine dell'anno», è corsa contro il tempo. Come per le mascherine, introvabili sul mercato nei mesi cruciali con le terapie intensive al collasso, e per i banchi nuovi, impossibili da fornire entro l'inizio delle scuole, ora si corre contro l'influenza autunnale che incrocia la pandemia. Contro la carenza di vaccini causata dalla forte domanda sul mercato. Le dosi rischiano di non bastare nonostante gli appelli, non solo alle fasce più fragili, a sottoporvisi anche per non gravare su un sistema sanitario nazionale che rischierebbe una pressione insostenibile su due fronti, influenza e Covid. Ma i vaccini antinfluenzali a oggi non sarebbero sufficienti per tutti.
Ci sono appena 12 dosi a disposizione per ogni singola farmacia italiana, dicono da Federfarma, dividendo il numero di 250mila dosi indicato dalla conferenza Stato regioni per le farmacie sul territorio (comprese quelle comunali), che sono 19mila. L'allarme è sul tempo di consegna: «Domani (oggi ndr) è il primo ottobre, i cittadini stanno facendo pressioni per averlo, nelle farmacie c'è un boom di prenotazioni». A preoccupare sono i dati della Fondazione Gimbe, che rilevano una carenza strutturale nella maggior parte delle Regioni, che non disporrebbero di scorte adeguate a soddisfare la domanda. Non ci sarà il vaccino per due persone su tre in farmacia. Ma alcune non arriverebbero nemmeno a coprire il 75% delle categorie a rischio. Secondo la fondazione la disponibilità è di quasi 18 milioni dosi, per un italiano su tre, nella stagione precedente erano state distribuiti 12,5 milioni di dosi, ma non c'era il Covid. Difficile fare previsioni su quanti richiederanno il vaccino. Di certo la domanda è schizzata sui mercati internazionali e rende difficile l'approvvigionamento, come fu per i dispositivi di protezione individuale nel momento di massima necessità per il Paese. Il fatto è anche, secondo Gimbe, che alcune Regioni «non hanno previsto con anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio». Dodici Regioni hanno un quantitativo adeguato di dosi per la copertura del 75% della popolazione a rischio (Puglia, Lazio, Sicilia, Toscana, Campania, Calabria, Sardegna, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche). Per sette Regioni e due Province autonome, invece, con le scorte disponibili non sarà possibile raggiungere il 75% della popolazione target per età: Trento (70,2%), Piemonte (67,9%), Lombardia (66,3%), Umbria (61,9%), Molise (57,1%), Valle d'Aosta (51,5%), Abruzzo (49%), Provincia autonoma di Bolzano (38,3%), Basilicata (29%).
Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha assicurato invece che «il numero di dosi di vaccino antinfluenzale che verrà distribuito è intorno ai 16 milioni. Ci sono. E considerando che il virus influenzale potrebbe girare meno grazie alla prevenzione legata alle norme anti-Covid, saranno più che sufficienti». Federconsumatori chiede però a ministero della Salute e Aifa di «agire con urgenza per porre rimedio agli errori commessi e dotare il Paese delle dosi necessarie a vaccinare il numero maggiore di cittadini». L'ordine dei Medici di Milano sostiene che sia «scoperta la fascia tra i 60 e i 64 anni». Per Roberto Carlo Rossi, presidente dell'Ordine provinciale, «i vaccini, anzichè all'inizio di ottobre, come consigliato dal Ministero della Salute, in Lombardia saranno probabilmente disponibili solo da novembre».
La Regione ha garantito l'acquisto di 2,4 milioni di vaccini, l'80% in più dello scorso anno, ma comunque «dosi non sufficienti a coprire la platea di chi che ne avrebbe diritto gratuitamente. E a maggior ragione - avverte Rossi - potrebbero non bastare per tutti gli altri, ovvero i soggetti a cui il ministero della Salute ha consigliato la somministrazione».
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