La sentenza dei filorussi: "Mercenari stranieri a morte". Donbass, la resa è più vicina

"Quando si tratta di prigionieri dell'esercito nemico si può sempre aprire una trattativa per uno scambio, ma per i mercenari non esiste altra strada che la condanna a morte"

La sentenza dei filorussi: "Mercenari stranieri a morte". Donbass, la resa è più vicina

«Quando si tratta di prigionieri dell'esercito nemico si può sempre aprire una trattativa per uno scambio, ma per i mercenari non esiste altra strada che la condanna a morte». Ricercato dalle autorità ucraine per separatismo, alto tradimento e terrorismo, il capo dell'autoproclamata repubblica del Donetsk, Denis Pushilin, si esprime così sulla sorte dei due combattenti britannici, Shaun Pinner e Aiden Aslin, e del marocchino Saaudun Brahin, catturati dai filorussi e condannati a morte dal tribunale locale lo scorso 9 giugno. Si attende a questo punto la sentenza della Corte suprema dopo l'appello presentato dai tre miliziani, anche se Pushilin sembra quasi conoscere in anticipo il verdetto: «Saranno fucilati da un plotone d'esecuzione». Stessa sorte che potrebbe toccare al cittadino americano Suedi Murekezi, 35 anni, arrestato il mese scorso a Kherson, città portuale occupata dalla Russia nel sud dell'Ucraina, dove viveva da circa tre anni. Della sua detenzione ha parlato il Guardian, intervistando il fratello Sele: «Siamo preoccupati per il suo stato di salute. Si trova in pericolo, mi auguro che le autorità americane possano intervenire per fermare un destino che purtroppo sembra già segnato».

Intanto nel Donbass la guerra procede incessante. Secondo gli analisti dell'MI6 britannico la Russia riuscirà a conquistare diverse piccole città della regione orientale nella prossima settimana, tra cui Siversk e Dolyna, ma le aree urbane di Slovyansk e Kramatorsk rimarranno gli obiettivi principali per questa fase dell'operazione. Non si esclude che Putin possa chiedere un sostegno più massiccio da parte della sua aviazione per facilitare l'avanzata via terra delle milizie e chiudere la partita entro la fine di luglio. Soprattutto dopo che un sondaggio commissionato dal sito indipendente russo Meduza vede il 30 per cento degli intervistati favorevoli a un immediato cessate il fuoco.

Zelensky dal canto suo parla di «vittoria ucraina», ma l'impressione che i soldati di Kiev siano sempre più in difficoltà è tangibile. Dall'inizio dell'invasione su vasta scala, Mosca ha lanciato quasi tremila missili contro l'Ucraina. Lo ha affermato lo stesso Zelensky durante un discorso ai partecipanti alla conferenza «Asian Leadership» di Seul. Nel 140° giorno di combattimenti, l'esercito ucraino ha respinto un assalto russo contro gli insediamenti di Dovhenke e Dolyna, in direzione di Sloviansk, nella regione di Donetsk. Gli uomini del comandante Viktor Muzenko hanno anche fatto saltare in aria un deposito di armi a Nova Kakhovka, controllato dagli invasori, a circa 55 chilometri a est della città di Kherson. I soldati di Mosca hanno risposto con attacchi missilistici su varie località. Sono state bombardate le città di Kharkiv, dove un civile è morto e altri 5 sono rimasti feriti, e Bakhmut, oltre a numerosi insediamenti nell'est del Paese. Colpito per 60 volte in 24 ore l'Oblast nord-orientale di Sumy. Durante la notte il corpo di un'altra vittima è stato recuperato dai soccorritori tra le macerie a Chasiv Yar, nel Donetsk, dove il 9 luglio un attacco russo aveva sbriciolato un edificio residenziale. Il bilancio delle vittime è salito a 47. I russi hanno lanciato tre missili contro Kostiantynivka: una persona è stata ferita. Un edificio industriale e una casa privata sono stati danneggiati, le finestre rotte in diversi edifici residenziali vicini. Le forze d'invasione hanno inoltre colpito con razzi un'area vicina a un asilo nido e continuato a bombardare la comunità territoriale di Zvanivka, danneggiando parecchie case. Martellata ieri mattina anche la zona industriale e la fascia forestale di Kramatorsk nel Donetsk. L'esercito di Mosca sfonda nel Donbass, ma non rinuncia al sud. È di 5 morti il bilancio parziale di un raid missilistico a Zaporizhzhia, non molto distante dall'impianto nucleare. Gli invasori hanno lanciato almeno trenta missili in diverse località della regione di Mykolayiv uccidendo sette civili e provocando il danneggiamento di un ospedale e di alcuni edifici residenziali. Nel Mar Nero il nemico continua a tenere in stato d'allerta 4 navi portamissili Kalibr con una raffica di 24 ordigni pronti per attacchi missilistici e continua a controllare le comunicazioni marine nel mare di Azov.

Attività militari si segnalano anche nell'Oblast di Kiev e nell'area centrale dell'Ucraina.

Le truppe russe hanno lanciato due ordigni a Bila Cerkva e bombardato il distretto di Nikopol due volte durante la notte e una terza nel tardo pomeriggio. Oltre alla stessa Nikopol, altre due comunità sono state attaccate: Chervonogrigorivska e Myrivska. Non risultano al momento civili coinvolti, ma in tutta l'I filorussarea manca la corrente elettrica.

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