Lockdown su base anagrafica. Chiudere in casa gli ultrasettantenni, lasciar uscire tutti gli altri. C'è anche questa opzione (anche se in serata voci del governo l'hanno smentita), sul tavolo delle proposte discusse fra Stato e Regioni per fermare il contagio. Stalli e accelerazioni, una partita logorante che nessuno, particolarmente il premier Giuseppe Conte, vuole intestarsi.
Dopo mesi in cui la serrata totale era stata archiviata come reperto del passato, oggi diventa difficile e imbarazzante stringere le viti delle nostre libertà. Il capo del governo manda in prima linea il ministro della Salute Roberto Speranza e prova a passare il cerino alle Regioni che educatamente lo restituiscono. È Speranza, in tandem con Francesco Boccia, a condurre la videoconferenza domenicale, primo round di una consultazione semi-permanente che proseguirà oggi. Ed è nel corso di questa riunione che Giovanni Toti avanza la sua proposta: lockdown per gli ultrasettantenni, la fascia più fragile ed esposta della popolazione, quella più a rischio e che ha pagato il prezzo più alto alla falce dell'epidemia. Gli anziani potrebbero uscire per fare la spesa, per le visite mediche o per lavorare, perché ci sono tanti professionisti in là con gli anni che continuano a svolgere la propria professione. E in tante zone del Paese i camici bianchi a riposo sono stati richiamati in servizio per tamponare l'emergenza degli ultimi mesi.
I paradossi si sprecano, l'idea resta. Altri governatori, come quello del Piemonte Alberto Cirio, si associano; a grandi linee è d'accordo pure Attilio Fontana che però è categorico: nessun obbligo ma solo una forte raccomandazione a non superare la porta di casa. Il governo invece pare tiepido e, soprattutto, prende tempo. Smussare, attendere, cercare il conforto dell'opposizione oggi pomeriggio in Parlamento. Niente strappi, avanti invece con le mediazioni e il coinvolgimento a macchia d'olio di tutti gli interlocutori che prima venivano saltati in corsa.
I governatori fanno fronte comune: se lockdown dev'essere, ad hoc o generale, sia Roma a stabilirlo e non la Lombardia, il Veneto o la Campania. Si parla di estensione del coprifuoco, che partirebbe alle 18, riduzione dell'affollamento dei mezzi pubblici, ulteriore potenziamento della didattica a distanza. Indirizzi che torneranno nel secondo tempo del faccia a faccia fra Roma e i presidenti questa mattina e diventeranno magari l'ossatura delle nuove norme da portare in giornata alle Camere. Il tempo è poco, i contagi salgono, ma le grandi manovre della politica non si interrompono. Il tema degli over resta sul tappeto con tutti i problemi, anche pratici e logistici, che si porta dietro. E su Twitter è Toti a scivolare, pattinando con troppa disinvoltura su una questione così insidiosa: «Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid-19, dobbiamo tenere conto di questo dato: soltanto ieri fra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate». Parole infelici che provocano una mezza rivolta.
«Ditemi che non è vero, vi prego», replica il virologo Roberto Burioni, mentre in rete compaiono centinaia di messaggi colmi di indignazione. Mezz'ora dopo, Toti ingrana la retromarcia e cerca di metterci una pezza: «Sono stato frainteso, se ho offeso qualcuno chiedo scusa». Gaffe e attese. Oggi se ne saprà di più, Speranza in un'intervista al Corriere della sera ha invitato a fare i conti con la «curva terrificante» della pandemia e ha invocato una «stretta».
Qualcosa si farà, ma non si va verso un lockdown. Almeno per ora. Neppure nella versione suggerita da Toti. I militari non chiederanno la carta d'identità ai sospetti. Tutto dovrebbe rimanere come prima. Fra propositi di tutela e paura di ghettizzazione.
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