C’è chi non si arrende alla sconfitta e a volte ritorna. È il caso dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini che stasera sarà ospite del programma di Giovanni Floris DiMartedì e che oggi, dalle pagine di Repubblica, attacca la nuova destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
"Dobbiamo metterci d'accordo su che cosa s'intenda per una politica di destra”, che secondo fini al momento è rappresentata impropriamente da due forze politiche. Da una parte “c'è la Lega, con l`aggiunta della costola Giorgia Meloni, sempre più mascotte di Salvini. La definirei una destra minoritaria per vocazione che si nutre di due spettri, di due paure: l'immigrazione e l'Unione europea”. E ancora un nuovo attacco: “Quello di Salvini è lepenismo d'accatto. Al netto delle felpe, Salvini è un personaggio della vecchia Lega. Prima volevano la Liberazione del Nord per portarlo in Europa, adesso la liberazione dell`Italia da Bruxelles. La mia idea di destra va in direzione esattamente opposta”. Quella per la versione lepenista delle Lega Nord è una vera e propria ossessione per Fini che sul sito di Liberadestra, la sua ultima fondazione (la terza dal 2007 a oggi dopo FareFuturo e Area), ha indetto un sondaggio online per chiedere ai pochi seguaci che gli sono rimasti cosa ne pensino delle politiche sull’immigrazione di Salvini. E poi c’è l’altra ossessione: "c'è Forza Italia, il grande club Forza Silvio, piegato agli interessi e agli umori quotidiani di Berlusconi", mentre “la destra come la intendo io, - spiega l’ex presidente maggioritaria, di governo, anche quando è all`opposizione, purtroppo non esiste".
Salvini no, la Meloni neppure (“è una gran delusione”, confessa Fini), Silvio nemmeno. Quindi l'annuncio: "Il mio impegno non è mai cessato e se lo vorranno darò il mio contributo per una forza di programma non minoritaria alla Salvini o piegata ai voleri del capo". Ma come ritornare in politica? Rilanciando Alleanza nazionale? Manco quello perché “non si può riportare indietro le lancette. Nell`ambito di quella che fu An circolano tuttavia due sentimenti che coinvolgono una parte di ex ceto politico che non vuol ridursi al 'Si Salvini chi può' pur di essere eletto...” Non resta che rivolgersi agli “elettori che hanno perso una casa comune, che hanno votato Grillo o Pd, oppure non hanno più votato e non si sentono rappresentati politicamente. Sono loro – spiega Fini - gli interlocutori, quelli che si aspettano un centrodestra con una fisionomia programmatica, un centrodestra con le idee”. Ma per ripartire ci vogliono anche i soldi che, al momento, si trovano solo nelle casse della Fondazione di Alleanza nazionale e a cui, a detta di tutti, si può attingere solo attraverso la creazione di “una cosa nera” che includa gli ex. Un’analisi, questa, che però non convince del tutto Fini che non vorrebbe avere tra i piedi gli “ex colonnelli” di An ma secondo cui è necessario “prima di tutto bisogna fare chiarezza sui contenuti”. E poi precisa “Io non sono iscritto alla Fondazione. Al di là del tesoretto, vedo con interesse tutto ciò che si muove nella direzione che ho detto e, se richiesto, darò il mio contributo.
Il mio impegno non è mai cessato". Come dire, il tesoretto non mi interessa ma se me ne date un po’ per ripartire non rifiuto anche se non garantisce il suo ritorno in politica: “Il nuovo leader della destra deve ancora emergere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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