A volte l'eccesso di machiavellismo può diventare paradossale. Biden abbraccia la Cina incurante di Taiwan per isolare la Russia, si può capire. Ma che allo scopo di mettere in difficoltà la formazione di un governo israeliano che potrebbe risultare poco gradito agli Stati Uniti, mobiliti l'Fbi per indagare il proprio migliore alleato, è un'intromissione smodata: se l'ipotesi fosse realistica, ha toni eccessivi. Ricorda un po' la ministra francese che ha avvertito l'Italia di essere sotto tutela, ha solo recuperato l'unità nazionale italiana. Così è quando si minaccia la sovranità nazionale. Alla Knesset oggi, passando la torcia a Netanyahu, Lapid ha detto così: «I soldati israeliani non saranno indagati dall'Fbi né da alcuna altra autorità di Paese stranieri. Non abbandoneremo i soldati a inquirenti stranieri, abbiamo inoltrato le nostre proteste». Più ancora, questo non si fa quando si inaugura una nuova fase politica, e quando tre persone sono state uccise in un attentato terroristico.
L'Fbi ha l'incarico di indagare la morte della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Ahleh, uccisa a Jenin l'11 maggio in un'operazione dell'esercito. Ma l'indagine era già stata compiuta dalla giustizia israeliana, accorta e severa, oltretutto con risultati trasparenti che ipotizzano la responsabilità involontaria dei soldati israeliani. Semmai, sono i palestinesi che si sono rifiutati di consegnare la pallottola. Dunque, cosa cerca l'Fbi? Immagina che i soldati abbiano ucciso volontariamente una giornalista? È un gesto di ricerca di giustizia o un tentativo di ostacolare il nuovo governo di Benjamin Netanyahu che potrebbe avere fra i suoi ministri «pericolosi estremisti di destra»? È forse un avviso? Lascia Smotrich e Ben Gvir a casa anche se portano 14 seggi? Israele ha un codice militare severo; e se non è certo scevro da errori, da «fuoco amico», da scambi a fuoco che possono colpire innocenti, pure la sua etica esclude i crimini di cui li accusano i palestinesi: apartheid, pulizia etnica, attacchi a civili e a bambini. Associarsi alla criminalizzazione è una mossa sbagliata, né si deve cercare di indurre un senso di colpa che impedisca ai soldati di difendersi: Jenin, dove Abu Ahleh è stata uccisa, è la città capitale del terrorismo, guai se i soldati non ci vanno con la volontà di battersi contro i terroristi che sparano da ogni parte, questo significherebbe altri attentati come quelli che nelle due settimane prima dell'operazione a Jenin hanno fatto strage di 19 israeliani.
Fra 1990 e 2020 sono stati uccisi in guerra 2.658 giornalisti, 12 erano di Al Jazeera, come Abu Ahleh, nessuno dei loro nomi è conosciuto in tutto il mondo: c'è da chiedersi perché. La stessa domanda vale per un'indagine straniera sui soldati responsabili. È un grande errore, come ha detto il ministro della difesa Benny Gantz.
La richiesta riceverà un rifiuto, ha solo gettato un'ombra sui rapporti di fiducia Usa-Israele proprio mentre si forma il nuovo governo. Biden non rimetterà in discussione i risultati elettorali anche se non sono quelli che desiderava, né romperà l'unità di Israele sulla sovranità e il diritto all'autodifesa.
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