Siccità, il Po è ridotto a "pozzanghera". In Piemonte acqua razionata di notte

L'allarme del governatore Cirio: "Crisi idrica peggiore del 2003". Studio Confagricoltura: in vent'anni danni per 15 miliardi di euro

Siccità, il Po è ridotto a "pozzanghera". In Piemonte acqua razionata di notte

Il Piemonte «registra una crisi idrica peggiore di quella del 2003, con il secondo maggio più caldo dal 2009 a oggi e il Po ha una portata d'acqua di -72% di quello che dovrebbe essere il dato di portata naturale». A suonare l'allarme è il presidente della Regione, Alberto Cirio. «La criticità - spiega - riguarda l'acqua di sorgente, perché non c'è neve sulle montagne. Dove ci si approvvigiona da falda bassa non c'è la stessa emergenza». I guai del Piemonte (ma l'emergenza riguarda tutte le regioni del Nord e anche alcune zone del Sud) non sono legati solo alla «secca» del suo fiume-simbolo. «Al momento - sottolinea il governatore piemontese - sono 170 i Comuni che hanno ordinanze adottate o in corso di adozione per l'utilizzo consapevole dell'utilizzo dell'acqua potabile e di limitazione o divieto di usi impropri. Ci sono poi 10 Comuni, tutti localizzati nel Novarese, che hanno dovuto ricorrere all'interruzione notturna della fornitura».

«Finora soltanto in casi sporadici abbiamo dovuto intervenire con le autobotti -aggiunge -, ma se continua così le operazioni di rifornimento notturno delle cisterne si moltiplicheranno. Stiamo facendo un coordinamento: circa un centinaio di Comuni si sono già attivati con ordinanze e razionano l'acqua di notte». Ma la situazione potrebbe precipitare: «Razionare l'acqua anche di giorno non è un'ipotesi ora sul tavolo, ma non possiamo neppure escluderla», conclude Cirio. «I dati attuali sulla siccità sono impressionanti. In una situazione che è già di grande incertezza sul piano economico, rischiamo di perdere produzioni, reddito, posti di lavoro», fa notare Giovanna Parmigiani, di Confagricoltura, in occasione del convegno organizzato alla Camera dei Deputati nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità. «Oltre il 40% dell'acqua immessa viene dispersa nella rete idrica nazionale. E l'acqua piovana viene captata solo per poco più del 10%». «Oggi abbiamo a disposizione i fondi straordinari del Pnrr, ma occorre un vero cambio di passo rispetto al passato, perché le scadenze fissate dalla normativa europea sono ristrette. E si procede per stati certificati di avanzamento: i ritardi sarebbero pagati a caro prezzo dagli agricoltori».

All'emergenza attuale si sommano i danni sulla fertilità dei suoli che, secondo l'Ispra, riguardano circa il 28% della Penisola, principalmente al Sud, dove in alcuni casi superano il 40% delle superfici. Negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrati in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.

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