Non era mai successo prima. Per la prima volta in 70 anni di attività, è stata spenta la centrale idroelettrica di Isola Serafini, nel Piacentino. Colpa della siccità che ha svuotato il Po, sotto ormai di 8 metri. L'impianto ripartirà solo dopo il ripristino delle condizioni idrauliche sufficienti all'esercizio, hanno spiegato dall'Enel che, per bocca del suo legale rappresentante, Giovanni Rocchi, ha lanciato anche l'allarme per tutta la regione: «L'acqua in Lombardia è finita. È stato fatto tutto il possibile. Tutta la disponibilità è stata impiegata per il settore agricolo nei prossimi giorni». L'anomala ondata di caldo torrido di quest'anno e la mancanza di pioggia ormai da parecchi giorni, stanno mettendo a dura prova tutta l'Italia. Il nord in particolare - Piemonte, Lombardia e Friuli - ma l'allerta si sta allargando anche al Lazio, ad esempio, dove il governatore Zingaretti ha annunciato lo stato di calamità naturale o nelle Marche dove la portata dei fiumi è ai minimi storici. Da ieri sera, tra le ore 23 e le 6 del mattino, alla popolazione del Comune di Ronzo-Chienis in Trentino, non sarà fornita l'acqua potabile. Il sindaco si è raccomandato di non utilizzare l'acqua proveniente dagli acquedotti del territorio per scopi diversi da quello umano, alimentare, zootecnico e per le aree verdi pubbliche. In Lombardia «per adesso non si parla di razionamento» dell'acqua «per usi civili», ha invece rassicurato il presidente della Regione Attilio Fontana. «Per ora la situazione da quel punto di vista è sotto controllo: stiamo intervenendo per risolvere i problemi degli usi agricoli» ha detto Fontana ricordando che «sono già più di due mesi» che ci stanno lavorando. «Abbiamo messo in atto una serie di iniziative concordate con il mondo dell'agricoltura, come rinviare alcune semine per consentire di abbassare il deflusso vitale e far alzare il livello dei laghi, per avere a disposizione acqua per i momenti che diventeranno più critici. Quindi, da quel punto di vista, per ora per uso civile problemi non ce ne sono», ha precisato. Intanto però domani è previsto il vertice di governo e anche un incontro tra l'esecutivo e le Regioni per approntare un piano con misure da prendere a livello nazionale. Il governo, sarebbe intenzionato ad aprire allo stato di crisi. Sono le Regioni, che oggi incontreranno anche il capo della Protezione civile, ad aver invocato ieri nella conferenza lo stato di emergenza. L'Italia, secondo quanto riferiscono fonti ministeriali, chiederà anche all'Europa di fare la propria parte sui fondi da stanziare. Le Regioni dovrebbero chiedere al governo semplificazioni normative e la possibilità di individuare uno spazio di manovra nelle pieghe del Pnrr. Ma l'obiettivo è di trovare un accordo per un programma d'azione anche nel medio-lungo termine. Tra le ipotesi anche l'eventualità di utilizzare le cave dismesse come serbatoi.
Non ha d'altronde nascosto la sua preoccupazione il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, mentre Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, ha annunciato che da sei mesi stanno lavorando a un «piano acqua» che sostenga l'intera filiera.
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