La stretta definitiva ci sarà la prossima settimana. Ma la mappa dei collegi, ovvero la distribuzione dei candidati di coalizione nella quota maggioritaria, inizia a delinearsi. Nel vertice dei leader si è trovata la quadra con 98 collegi a Fratelli d'Italia, che però si farà carico anche di ulteriori 11 riservati a Noi con l'Italia e Coraggio Italia, 70 alla Lega e 42 a Forza Italia. Alla fine è passata l'idea di una media ponderata dei sondaggi non solo recenti, con il risultato che i seggi attribuiti a Fratelli d'Italia sono corrispondenti a un consenso di circa il 20%. Non è passata invece né l'idea della Lega di utilizzare un mix di rappresentanza parlamentare e sondaggi, né quella di Forza Italia che proponeva 33 collegi per ogni forza politica.
Gli 11 collegi di cui si dovrebbe fare carico il partito di Giorgia Meloni non comprendono quelli dell'Udc che dovrebbero rientrare nei 42 attribuiti a Forza Italia, ma su questo non c'è ancora chiarezza. Bisogna tenere presente che con il Rosatellum i parlamentari saranno eletti per un terzo (147 deputati e 74 senatori) con il maggioritario in collegi uninominali, e per i rimanenti due terzi (245 deputati e 122 senatori) in modo proporzionale. Secondo i calcoli di Youtrend dei 221 collegi uninominali Fdi ne avrà il 44%, la Lega il 32%, Forza Italia il 19% e i partiti minori il 5%. «Sono dati non così distanti dai rapporti di forza rilevati dalla Supermedia dei sondaggi, anche se molto cambiati rispetto al 2018» quando la distribuzione tra i tre grandi partiti era stata 40% a Fi, 35% alla Lega e 15% a Fdi.
L'Udc, con Lorenzo Cesa ha chiesto di prendere in considerazione il «reale peso politico» dello Scudocrociato. Per il momento accanto all'Udc figura un punto interrogativo senza una quota già stabilita. Come racconta l'Adnkronos, la trattativa è partita con l'offerta di Fratelli d'Italia, che ha proposto di mettere sul piatto 21 uninominali ai «partiti minori», di cui 11 a carico di Giorgia Meloni, e 10 divisi tra Fi e Lega. La proposta non è passata. Giancarlo Giorgetti allora avrebbe controproposto 16-17 collegi per i centristi di cui 11 in quota Fdi, 3 a carico di Fi e 3 della Lega. Nulla di fatto anche in questo caso. Alla fine l'accordo c'è stato su quota 11, con l'Udc fuori dal computo.
Ieri è andato in scena il secondo tempo della partita. Gli sherpa di Lega Fi e Fdi si sono ritrovati in via della Scrofa per una riunione prettamente tecnica. Nella sede di Fdi c'erano gli azzurri Gregorio Fontana, Roberto Occhiuto e Alessandro Sorte, il leghista Luigi Augussori: a fare gli onori di casa Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli. La discussione si è concentrata su come proiettare le quote sulle regioni e su come «qualificare» i collegi ordinati in base allo schema A1, A2, A3, B1, B2, B3. Un sistema di classificazione che indica gli A1 come quelli blindati e i B3 come sostanzialmente impossibili. In ogni caso per chiudere la partita bisognerà aspettare e capire con chi si alleerà il Pd. Lo scenario, infatti, cambia se i dem si accordano solo con i centristi oppure se il campo si allarga ad altre forze politiche. È chiaro che Forza Italia sulla carta è quella che potrebbe avere più problemi ma le uscite dal partito stanno aiutando e tutti gli uscenti saranno ricandidati.
Nel frattempo si attende di capire anche quali scelte verranno compiute da Giovanni Toti con la sua Italia al Centro e se il governatore ligure sceglierà di restare nel campo del centrodestra. Un fattore che potrebbe rappresentare un'ulteriore variabile all'interno della composizione di questo complesso mosaico.
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