Silenzio dell'Anpi. E la sinistra vuole censurare il libro sull'eccidio rosso

Tacciono la Schlein e Conte. Solo poche voci dai dem più moderati

Silenzio dell'Anpi. E la sinistra vuole censurare il libro sull'eccidio rosso
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Ci sono vandali più o meno imperdonabili, ci sono stragi più o meno efferate, martiri più o meno memorabili, ci sono indignazioni incontenibili e indignazioni moderate: è la «complessità», bellezza.

Per Giorgia Meloni «l'oltraggio alla foiba di Basovizza è un oltraggio all'intera nazione», e alla condanna della premier si aggiungono molte voci anche da sinistra. Ma anche molti silenzi: tace Elly Schlein, che pochi mesi fa condannò duramente «il vile atto vandalico» contro una sede ligure del Pd, la cui targa era stata imbrattata con una svastica. E che il 10 febbraio dell'anno scorso, Giorno del Ricordo delle foibe, scelse di andare in Sardegna a visitare la casa di Antonio Gramsci: vittima della repressione fascista, ma anche fondatore del partito alleato di Tito.

Tace Giuseppe Conte e tutta la sinistra radical. La capogruppo Pd Chiara Braga usa la vicenda per accusare di pretestuosità la premier: «Conflitto con la magistratura, crisi con istituzioni internazionali, casi di spionaggio. E Meloni preferisce parlare di foibe», accusa. Certo, la «condanna per l'oltraggio è giusta», ma «governare non è gestire ricorrenze».

La «ricorrenza» venne istituita con voto bipartisan (sinistra estrema esclusa) nel 2005, con il sì del Pd. Walter Veltroni definì le foibe «frutto dell'odio generato dall'ideologia, in questo caso comunista». Matteo Renzi, da premier, rese omaggio proprio a Basovizza, e ieri ha usato parole inequivocabili: «Ogni anno, in occasione della giornata del ricordo per le vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata assistiamo a cori negazionisti di cattivi maestri e atti vandalici ingiustificabili». E contro il «negazionismo» dice parole chiare anche il dem Walter Verini: «Chi ha oltraggiato la foiba di Basovizza ha offeso vittime, storia, umanità. E la tragedia di migliaia di giuliano dalmati costretti all'esodo dall'odio ideologico dei comunisti di Tito. Basta negazionismo. Il Giorno del Ricordo è di tutti». In sintonia anche Piero Fassino, per il quale «l'oltraggio dimostra l'abisso morale e umano di chi lo ha perpetrato». E ricorda che il Giorno del ricordo celebra «una tragica pagina di storia italiana per troppo tempo rimossa, per restituire onore e giustizia a chi ne fu vittima». Parole analoghe anche dalla friulana Debora Serracchiani e da Anna Ascani, dal governatore emiliano De Pascale come da Azione.

Ma poi ci sono quelli della «complessità» e del «contesto», le formule più automatiche, a sinistra, quando si parla di foibe: prima negate dai comunisti («propaganda fascista»), poi nel tempo via via ammesse, almeno da una parte di loro, ma sempre col freno a mano del «contesto complesso». I titini saranno anche stati cattivi a seppellire viva la gente, ma lo facevano in risposta alla ben più imperdonabile cattiveria dei fascisti. E del resto nelle foibe sarà pure finito, certo per sbaglio, qualche «innocente» (si legge ad esempio in un documento di Rifondazione comunista, che ieri celebrava allegramente il suo congresso, con benedizione urbi et orbi del capo Cgil Maurizio Landini e del capo Anpi Gianfranco Pagliarulo, accorsi a festeggiare il sol dell'avvenire incarnato da Maurizio Acerbo), ma la maggioranza degli infoibati erano «torturatori e assassini macchiatisi di crimini inenarrabili». Ergo: ben gli sta. E la «Giornata del Ricordo» per le vittime degli eccidi di massa ordinati da Tito è una bufala: «Revisionismo di Stato». Rivendica fiero Acerbo, al fianco di Landini e Pagliarulo (slogan sullo sfondo: «Ora e sempre Resistenza»): «Siamo fieramente comunisti».

E, con singolare coincidenza, la responsabile Scuola del Pd Irene Manzi annuncia un'interrogazione al governo contro la presentazione del libro sull'esodo e le foibe dell'istriano Roberto Menia, Fdi, in alcune scuole: «Sulle complesse vicende del confine orientale - dice - serve una ricostruzione storica qualificata e non di parte, non un tour promozionale». È la complessità, bellezza.

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