Smontati gli ultrà dei migranti. Crolla il diktat dei porti aperti

La richiesta di archiviazione è un doppio schiaffo: ai talebani dell'immigrazione, che vogliono tenere i porti sempre aperti, e agli ex alleati grillini (da Conte a Toninelli) che sono corsi a scaricare Salvini

Smontati gli ultrà dei migranti. Crolla il diktat dei porti aperti

"La difesa della patria è un sacro dovere e io ritengo di aver difeso la mia patria. Non chiedo un premio per questo ma se ci deve essere un processo che ci sia. In quell'aula non andrò a difendermi ma a rivendicare quello che, non da solo, ma collegialmente abbiamo fatto". Quando l'11 febbraio del 2020 Palazzo Madama stava per votargli contro e mandarlo a processo, Matteo Salvini aveva guardato in faccia gli ultrà dell'accoglienza e aveva rivendicato ogni singola decisione presa al Viminale in tema di contrasto all'immigrazione clandestina. Anche quella che lo ha portato a tener a bordo della nave militare Gregoretti 131 extracomunitari per quattro giorni prima di permetter loro di sbarcare nel porto di Augusta. 152 senatori si erano schierati contro il leader leghista sognando di vederlo condannato per sequestro di persona. "C'è bisogno di una cavia? Eccomi", gli aveva tenuto testa lui. E, dopo aver detto ai suoi di non votare contro il processo, si era preparato a far valere le proprie ragioni davanti alla procura di Catania. Ragioni che oggi il pm Andrea Bonomo ha riconosciuto portandolo a chiedere, davanti al gup Nunzio Sarpietro, il "non luogo a procedere" nei confronti dell'ex ministro dell'Interno.

"Non fu sequestro di persona". Il pm Bonomo lo ha scandito senza tentennamenti durante l'udienza preliminare che questa mattina si è tenuta nell'aula bunker di Catania. Secondo la sua ricostruzione, Salvini "non ha violato alcuna delle convenzioni internazionali" dal momento che le sue scelte erano "condivise dal governo". Come si legge nella richiesta di archiviazione, la procura di Catania ha spiegato che "l'attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della libertà" visto anche che le "limitazioni sono proseguite nell'hot spot di Pozzallo" che, come ha fatto notare l'avvocato Giulia Bongiorno all'agenzia ItalPress, non è certo "un albergo a cinque stelle". "Se mettiamo a confronto il verbale di ispezione della nave Gregoretti e il verbale di ispezione dell'hotspot - ha commentato a margine dell'udienza - non è che siano molto diversi...". Non solo. Sulla nave sono stati sempre "garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessità" e "lo sbarco immediato di malati e minorenni". Per tutti gli altri, invece, il ministero dell'Interno si è preso il tempo necessario per organizzare l'accoglienza degli immigrati. Per il pm Bonomo non esiste "l'obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato". Questo perché, come ha spiegato la Bongiorno, le norme non prevedono tempistiche determinate, ma soltanto "il tempo necessario". "C'è l'obbligo di soccorso - specifica - ma per lo sbarco c'è flessibilità". Flessibilità riconosciuta anche dalle stesse convenzioni internazionali. Quei tre giorni, insomma, non furono un blocco navale, ma il tempo necessario a "ottenere una ridistribuzione in sede europea" dei clandestini che si trovavano a bordo della Gregoretti.

La richiesta di archiviazione da una parte fa crollare il diktat dei "porti aperti" propugnato dai talebani dell'immigrazione , dall'altra smaschera tutte le bugie dell'ex premier Giuseppe Conte e degli ex ministri pentastellati che sono corsi a scaricare Salvini. Un duplice schiaffo che fa piazza pulita del castello di accuse montato non appena il leader del Carroccio si è insediato al Viminale e ha deciso di contrastare gli sbarchi e l'immigrazione clandestina. Se però i primi (gli ultrà dell'accoglienza) sono sempre stati "coerenti" nel condannare Salvini, gli ex alleati grillini (da Luigi Di Maio a Danilo Toninelli) hanno fatto una retromarcia senza precedenti: prima lo hanno appoggiato, poi hanno fatto finta di non saperne nulla. Peccato che, come ha sottolineato la Bongiorno, il Conte bis non ha cambiato il modus operandi del Conte I, ovvero "prima la redistribuzione, poi lo sbarco". È stato così, per esempio, per la Ocean Viking, la Alan Kurdi, la Aita Mari e la Open Arms. Anche in tutti questi casi sempre trascorsi dai tre ai dieci giorni dalla richiesta del Pos allo sbarco. Il voltafaccia di Conte e dei Cinque Stelle non si può, quindi, spiegare se non come un attacco politico al leader leghista che nel frattempo era passato all'opposizione.

Al di là del valore giuridico la richiesta del pm ha un valore anche giuridico. Perché oltre alla resa del fronte grillino, che crolla sotto le sue stesse bugie, il "non luogo a procedere" avanzato dalla procura di Catania smonta (finalmente) l'automatismo del porto aperto per qualsiasi nave carica di clandestini che punta dritta all'Italia. Un automatismo che per anni ha trasformato il nostro Paese nel campo profughi d'Europa.

"Sentire dire la pubblica accusa che ho rispettato le norme italiane e internazionali, ho salvato vite e fatto il mio mestiere e non commesso alcun reato, mi ripaga di mesi e mesi di amarezze", ha commentato il leader della Lega uscendo dall'aula bunker. "Torno tranquillo dai miei figli e spero che il 14 maggio si chiuda tutto".

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