Sollievo, poi dubbi. Lo Zar ha chiuso per "sfruttare" l'attimo favorevole

Riaperti i canali tra Est e Ovest, ma probabilmente il Cremlino ha valutato che nei prossimi mesi la situazione potrà solo peggiorare

Sollievo, poi dubbi. Lo Zar ha chiuso per "sfruttare" l'attimo favorevole
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Il tappeto rosso, la palazzina per i voli di Stato, il picchetto d'onore schierato. Vladimir Putin è in primo piano di fronte alle telecamere e accoglie, sotto l'aereo appena atterrato a Vnukovo, Vadim Krasikov, sicario condannato all'ergastolo in Germania per aver ucciso un ex comandante militare ceceno: lo abbraccia, lo bacia sulla guancia, poi gli assesta un'amichevole, quasi affettuosa, pacca sulla spalla. Nell'accoglienza del più noto tra i russi liberati nel maxi-scambio di prigionieri tra Usa e Russia, c'è tutta l'essenza dell'operazione conclusa in puro stile Guerra fredda.

In contemporanea con la liberazione il Cremlino ammette ufficialmente che Krasikov è un ufficiale del reparto Alpha del Fsb, noto anche come Direttorato A, alle dirette dipendenze del potere politico. Secondo Hristo Grozev, giornalista amico di Alexey Navalny, esperto della materia, Putin è vicino a Krasikov, lo considera un amico. E per Vladimir Vladimirovich, lo ha detto più volte, valgono due principi. Il primo: anche se formalmente si è usciti dai ranghi non si smette mai di essere agenti segreti; il secondo: la Russia non lascia ma indietro nessuno dei suoi. E i meriti di chi è stato «leale con il giuramento, con il dovere e con la patria», vanno riconosciuti.

Il giorno dopo lo scambio incrociato tra spie e dissidenti politici si intrecciano le analisi e le valutazioni. La prima è positiva: i canali di comunicazione tra Est e Ovest esistono ancora, tanto è vero che sono stati in grado di gestire un'operazione che ha coinvolto decine di detenuti in almeno sei o sette Paesi.

Poi però ci sono anche i dubbi. Lungi dal segnalare un miglioramento dei rapporti tra i due fronti contrapposti, lo scambio potrebbe anticipare nuove possibili tempeste. In particolare i servizi segreti russi avrebbero spinto per «chiudere» in questo momento, temendo che le condizioni si facciano meno favorevoli. Lo dice Sergej Markov, eminenza grigia della politica estera russa, intervistato dal Corriere della Sera; lo confermano fonti americane al New York Times, escludendo ogni avvicinamento tra le parti e parlando di una semplice operazione di reciproco e contingente interesse.

Per i russi il primo interesse è proprio quello di dimostrare agli agenti operativi sul terreno che in nessuna circostanza saranno abbandonati a se stessi. In senso negativo l'elemento pesa non poco nei commenti che circolano in Germania, dove il ministro della Giustizia, con un atto che ha pochi precedenti, ha deciso di sospendere l'esecuzione della pena di Krasikov per consentire la sua «deportazione». «Si potrebbe stabilire un precedente», ha dichiarato Roderich Kiesewetter, esperto di Difesa della Cdu. «Temo che i rischi di sabotaggio o terrorismo aumenteranno». A mostrare un evidente disagio è anche il ministro degli Esteri, la verde Annalena Baerbock, che per mesi avrebbe negato il suo via libera allo scambio.

Mal di pancia si segnalano anche in Polonia, che come parte dello scambio ha rilasciato Pavel Rubtsov, noto anche come Pablo Gonzales, giornalista russo-spagnolo arrestato vicino al confine ucraino e accusato di essere una spia di Mosca. In cambio di Rubtsov Varsavia non ha però ottenuto quello che voleva: Andrzej Poczobut, giornalista polacco detenuto in Bielorussia e questo ha scatenato le critiche dell'opposizione.

Poczobut appartiene al prossimo «fondo di scambio» come dicono, con un evidente cinismo, i russi. Per 16 persone liberate l'altro giorno, centinaia tra dissidenti e stranieri rimangono incarcerati nelle carceri dell'ex Urss, pronti come prossimo oggetto di ricatto.

Il caso più noto è quello di un inoffensivo professore di storia alla scuola americana di Mosca, Marc

Fogel. Al rientro nel Paese dopo un viaggio, nel 2021, venne arrestato per possesso di droga e condannato a 14 anni. Da allora è in carcere. Servirà per pagare la libertà della prossima spia russa colta con le mani nel sacco.

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