Ormai dormiva costantemente nella sua officina, che era stata bersagliata dai ladri diverse volte. E quando ha sparato contro l'ennesimo bandito, che a colpi di piccone stava buttando giù la vetrata per entrare, non lo ha fatto per farsi giustizia da solo ma per legittima difesa.
È finito l'incubo di Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino, in provincia di Arezzo che il 28 novembre 2018 sparò a Vitalie Mircea Tonjoc, 29 anni, di nazionalità moldava, che si era introdotto all'interno dell'officina insieme ad altri complici per mettere a segno un colpo.
Il giudice per le indagini preliminari di Arezzo, Fabio Lombardo, ha depositato ieri il provvedimento con cui considera archiviato il caso, che vedeva il gommista imputato per omicidio colposo e eccesso di legittima difesa. Nell'udienza dello scorso 24 febbraio si era invece riservato, chiedendo un supplemento di indagine di sei mesi e nell'occasione la sorella della vittima aveva rinunciando a partecipare come parte offesa.
L'archiviazione ora si fonda sulla nuova legge sulla legittima difesa. Lombardo ha infatti applicato il comma 55 della riforma, in relazione all'eccesso colposo di legittima difesa, per il quale la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto.
E in realtà Pacini da tempo era tormentato da ladri e rapinatori e quando quel tragico mercoledì ha sentito i vetri andare in frantumi, ha capito quello che stava per accadere. Era stato svegliato nella notte dai rumori e si era alzato dal letto posto nella camera ricavata sul soppalco. Con la pistola regolarmente detenuta aveva sparato cinque colpi verso l'ingresso dove i malviventi con il piccone avevano infranto la vetrata. Il moldavo era stato raggiunto da un proiettile di rimbalzo e non diretto, come accertato dalle perizie. «Ho avuto la sensazione che quell'uomo volesse raggiungermi, sembrava pericoloso aveva raccontato alla famiglia . Così ho mirato alle gambe, sparando dall'alto verso il basso. Quando ho visto il ladro che fuggiva dalla finestra, ero convinto di non averlo colpito».
Invece il moldavo morì per un'emorragia interna, mentre i complici fuggirono facendo perdere le tracce e di loro non si è più saputo nulla. Il pm della Procura di Arezzo, Andrea Claudiani prima e successivamente il pm Rossi, avevano chiesto l'archiviazione, facendo leva sulla vecchia legge invocando la «legittima difesa putativa».
Ma ora il giudice ha riconosciuto che Pacini si è difeso legittimamente. «È stata riconosciuta la scriminante del grave turbamento come prevede la riforma della legge sulla legittima difesa - ha spiegato l'avvocato Alessandra Cheli -. Il mio assistito è soddisfatto perché, pur comprendendo la gravità della vicenda, considera importante che il giudice abbia capito come lui, in tale circostanza, non potesse fare diversamente».
«Ho sempre confidato nella giustizia e sono soddisfatto che
il giudice abbia creduto alla mia versione dei fatti sulla base delle indagini condotte - commenta soddisfatto il gommista -. È stato riconosciuto che non potevo fare diversamente in quel frangente di profondo turbamento».
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