Lo Spid non si spegne. Ma il governo accelera sulla carta elettronica

A giorni il documento d'identità e l'app Cie garantiranno gli stessi servizi. Dubbio privacy

Lo Spid non si spegne. Ma il governo accelera sulla carta elettronica

Un funerale (digitale) soltanto rimandato. Ognuno dei 34.221.960 italiani che dal 2016 a oggi ha perso ore e fatica per avere lo Spid può tirare un piccolo sospiro di sollievo. L'identità digitale gestita da Aruba, Poste, Intesa, Tim e altri provider riuniti per la maggior parte sotto AssoCertificatori, resterà in piedi almeno per tutto il 2023. Verranno mantenuti i contratti dello Stato con i gestori dell'identità digitale, scaduti a fine 2022 e prorogati d'ufficio (servono almeno 50 milioni di euro per «ricompensare» i provider), ma c'è l'impegno del direttore generale di Agid, Francesco Paorici, per negoziare le nuove condizioni economiche. L'idea è di affidare l'identità digitale solo ad aziende pubbliche come Poste, partecipata al 64% dal Mef. Per il sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti, ieri alla Camera per l'interpellanza M5s «serve un unico strumento di accesso ai servizi della Pubblica amministrazione».

Insomma, il conto alla rovescia è iniziato ma non sarà facile sostituire lo Spid - il cui utilizzo è cresciuto esponenzialmente - con il software Cie collegato alla carta d'identità elettronica, che ha un numero di iscritti sostanzialmente identico (32,7 milioni). Queste due app sono cruciali per l'accesso a oltre 12.674 pubbliche amministrazioni, per conoscere il cassetto fiscale, accedere a bonus e agevolazioni, verificare i contributi Inps ma anche per iscrivere i figli a scuola o pagare multe e rette con Pagopa. Ma serve «una transizione che sappia valorizzare le esperienze acquisite con Spid e Cie, riducendo le duplicazioni» dice Butti. L'obiettivo è una piattaforma unica entro il 2025 per l'European digital identity wallet. «Ma questo balletto crea incertezze, abbiamo l'opportunità di giocarci le nostre carte come competenza, credibilità, autorevolezza», dice William Nonnis, esperto di blockchain.

Ma quale sarà la futura app comunitaria? Sulla riforma del regolamento Eidas, che fornisce una base normativa sui servizi e sui mezzi di identificazione elettronica, c'è già un complesso negoziato in corso con Commissione europea e Consiglio europeo che vale oltre 60 milioni di euro. Chi conosce entrambi i software sa che quello della carta di identità elettronica è più complesso da utilizzare, non fosse altro perché richiede il documento fisico, due codici e (in caso di accesso da pc) un lettore di smart card con software dedicato: è lo standard di sicurezza di terzo livello, fissato dall'Europa ma che non piace alla Germania. In Italia il sistema Spid viene di gran lunga preferito, soprattutto dai più giovani: una recente indagine di Repubblica stima un rapporto 50/1, un miliardo di accessi Spid contro i 21 milioni Cie. «Nei giorni scorsi però il governo ha migliorato l'app Cie, e da martedì scorso è già possibile usarla al posto dello Spid, attivandola online con le proprie credenziali senza la presenza fisica della carta, tramite username e password o attraverso un codice temporaneo da digitare una volta logati. E chi ha perso i codici pin e puk rilasciati al momento della consegna del documento potrà recuperarli più facilmente.

La «transizione negoziata» dei profili da un sotfware all'altro per creare una Identità digitale nazionale è però complessa, sia per il coinvolgimento dei dieci provider privati, sia anche per banali (ma non per questo meno delicati) problemi di privacy, come spiega l'avvocato Cesare Dal Moro: «Serve una valutazione di impatto sui dati personali (Dpia) e bisogna capire se il rischio residuo che incombe sui dati (sottrazione, corruzione, cancellazione, crittografia a scopo di ricatto) sia accettabile.

Non è improbabile che poi si debba intervenire ad una bonifica dei profili, per scongiurare la presenza di dati scorretti. Solo il coinvolgimento del Garante della Privacy potrà fornire maggiori garanzie sulla regolarità e sicurezza di questi processi».

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