Lo Stato sanguisuga e il primato della persona

Lo Stato di eccezione è proprio questo che prevede: che il potere si concentri e che lo faccia legittimamente

Lo Stato sanguisuga e il primato della persona

Lo Stato di eccezione è proprio questo che prevede: che il potere si concentri e che lo faccia legittimamente. Non c'è dubbio che, pur se la nostra Costituzione non lo prevede, ciò sia accaduto anche in Italia. Il presidente del Consiglio dei ministri, in perfetto asse istituzionale con il presidente della Repubblica, ha oggi un potere inedito. Un potere che, se non fosse più che giustificato dal triplice stato di emergenza sanitario, economico e sociale, rappresenterebbe un raro caso di autocratura ben funzionante. Il Parlamento, mezzo governo, la Corte costituzionale, i media, la magistratura, le istituzioni e le autorità europee, le banche centrali, il Fondo monetario tutti i pesi e i contrappesi, tutti i poteri e i contropoteri nazionali ed internazionali di controllo e di indirizzo hanno tacitamente accettato di delegare nei fatti al presidente Draghi parte significativa delle proprie funzioni. Il che, nelle condizioni eccezionali in cui ci troviamo, è quantomai necessario.

Ne risulta, però, uno Stato ipertrofico e paternalista, la preminenza del pubblico sul privato, il primato della collettività sulla persona. E soprattutto, come dimostra il rapporto pubblicato dall'Unione nazionale dei giovani commercialisti, uno Stato sanguisuga che prosciuga le risorse dei cittadini con oltre un centinaio tra tasse e imposte. Tutto a fin di bene, naturalmente. Ma è l'esatto contrario di quella presunta «deriva liberista» che qualche imbecille si ostina ad attribuire al governo in carica. Se fossimo una Nazione che affonda le proprie radici nella cultura liberale, non ci sarebbero problemi: terminata l'emergenza, sconfitta la pandemia e avviate le riforme del Pnrr, tutto tornerebbe come prima. E come prima lo Stato verrebbe inteso come «un male necessario», in quanto tale da contenere con equilibrio. Ma la cultura liberale non si è mai radicata in Italia. E questo ci espone a un rischio. Il rischio che la gigantiasi dello Stato, con tutto quello che ne deriva, non rappresenti un'eccezione, ma diventi una regola.

Viviamo una fase storica delicata: il ceto medio è in crisi ovunque, i cittadini reclamano protezione, le forze politiche assecondano questa domanda sopravvalutando la funzione pubblica. Persino negli Stati Uniti, patria delle libertà individuali, assistiamo ad un inedito scivolamento verso logiche stataliste ed assistenziali.

Sarebbe perciò importante che i partiti a maggior vocazione liberale come Forza Italia e, in teoria, l'intero centrodestra, si attrezzino sin d'ora per difendere il solco che divide il pubblico dal privato quando tutto questo sarà finito e lo Stato di eccezione non avrà più alcuna ragion d'essere.

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