Stop ai fondi Usa, Zelensky ora è solo

Aiuti, dal Congresso sì a Israele, no a Kiev. E il presidente "trascurato" vola a Tel Aviv

Stop ai fondi Usa, Zelensky ora è solo
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Sarebbe ingeneroso leggere la notizia della visita di Volodymyr Zelensky in Israele, annunciata da Channel 12 per la prossima settimana, come un tentativo del presidente ucraino di tornare sotto i riflettori dei media internazionali, distratti dal conflitto a Gaza. Già all'indomani degli attacchi di Hamas del 7 ottobre Zelensky aveva manifestato l'intenzione di recarsi a Tel Aviv per mostrare la sua solidarietà, confortato anche dal parallelo tracciato da Joe Biden tra gli attacchi terroristici dei miliziani di Gaza e l'invasione russa. Eppure, in queste tre settimane di crisi, è evidente che l'attenzione del blocco occidentale si è spostata dalla guerra in Europa a quella in Medioriente. «Il mondo moderno si abitua presto al successo», ha lamentato martedì lo stesso Zelensky, accusando gli alleati di «dare per scontati» i traguardi raggiunti sul terreno dalle truppe ucraine. Tra questi, l'aver costretto la flotta russa del Mar Nero lontano dalla costa occidentale ucraina, che «rimarrà nei libri di storia», come ha detto il presidente ucraino, tradendo però la sua frustrazione: «Ma ora non se ne parla molto».

La stanchezza della guerra in Ucraina sembra avere finalmente colpito l'alleanza occidentale che Washington ha saputo costruire e mantenere salda in 20 mesi di conflitto. È quanto sperava fin dall'inizio Vladimir Putin. La guerra a Gaza pare averne accelerato i sintomi negli stessi Stati Uniti. «Vi garantisco che senza il nostro sostegno, Putin otterrà la vittoria», ha detto in un'audizione al Senato il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, nel chiedere l'approvazione dei nuovi fondi per Kiev. L'amministrazione Biden si trova alle prese con un rompicapo politico di difficile soluzione. Il pacchetto di aiuti militari da 106 miliardi di dollari per Ucraina e Israele (di cui 61 miliardi per Kiev) presentato al Congresso è stato bocciato dal nuovo speaker della Camera Mike Johnson, che ha preteso di scorporare le voci di spesa. Prima i 14,3 miliardi di aiuti a Israele, finanziati con un taglio all'agenzia federale del fisco, approvati giovedì sera. Poi, si discuterà del resto. La sua linea, che ha escluso anche i fondi per gli aiuti umanitari a Gaza, ha avuto da subito il sostegno dell'ala più conservatrice del Gop, quella che fa riferimento a Donald Trump. A preoccupare la Casa Bianca, il fatto che alla Camera hanno votato con i Repubblicani anche una dozzina di deputati Dem. C'è il rischio che la linea dello «scorporo» passi anche al Senato, dove i democratici dispongono a loro volta di una maggioranza esigua, nonostante il sostegno bipartisan all'Ucraina garantito dall'anziano leader repubblicano Mitch McConnell. Il veto presidenziale minacciato da Biden in caso di approvazione della sola legge di aiuti a Israele, si rivelerebbe un boomerang. La Casa Bianca verrebbe accusata di voltare le spalle al principale alleato in Medioriente, per giunta durante una guerra. Lo «showdown» nei prossimi giorni.

Nel frattempo, in risposta alla mossa di Johnson, l'amministrazione ha annunciato l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti da 425 milioni di dollari a Kiev, di cui 130 prelevati direttamente dagli arsenali del Pentagono e altri 300 per lo sviluppo di munizioni a guida laser per colpire i droni russi.

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