La nave Alan Kurdi è usata dall’Ong tedesca Sea Eye per le missioni nel Mediterraneo centrale, nelle quali vengono soccorsi migranti segnalati in difficoltà a bordo di barconi o gommoni partiti dalla Libia.
Il nome scelto dall’Ong per la nave richiama quello del bambino trovato morto in una spiaggia turca nel settembre 2015, la cui immagine è diventata emblema del fenomeno migratorio e simbolo dell’emergenza legata alla rotta balcanica. Del resto la Sea Eye è nata proprio nell’autunno del 2015, fondata a Ratisbona.
La prima destinazione della Alan Kurdi
La nave usata dall’Ong in realtà è molto più datata. Quella che poi diventerà Alan Kurdi, è stata varata nel settembre del 1951 presso il cantiere navale della città di Elbe, nell’allora Germania Est.
Il primo nome assunto dalla nave è stato quello di Joh. L. Krueger, con il mezzo usato dal servizio idrografico del governo della Ddr. La Krueger il 1 gennaio 1960 è passata poi nella disponibilità dell’accademia delle scienze della Germania Est, cambiando contestualmente nome in Albrecht Penck.
La Penck per diversi anni è stata impiegata in viaggi i ricerca sia nel Baltico che nel mare del Nord, così come risultano anche missioni atlantiche.
Con la riunificazione della Germania e la fine della Ddr, la nave Albrecht Penck è andata in possesso dello Stato del Meclemburgo - Pomerania occidentale, mentre nel 1992 è stata assegnata all’istituto di ricerca del Mar Baltico. Nel 2010 la nave è stata messa in vendita, nel 2011 acquistata dal gruppo Krebs.
2018: la nave viene acquistata dalla Sea Eye
La storia della nave come Alan Kurdi è invece iniziata nell’autunno del 2018: il mezzo viene infatti acquistato dall’Ong Sea Eye.
Dopo averla ribattezzata con il nome del bambino curdo trovato morto in Turchia, la Sea Eye ha iniziato ad usare il mezzo per le proprie missioni nel Mediterraneo.
Le missioni nel Mediterraneo della Alan Kurdi
La prima missione della Alan Kurdi è partita il 21 dicembre 2018, con la nave salpata dal porto spagnolo di Algericas e diretta verso la Libia.
Ma la Alan Kurdi è salita alla ribalta mediatica in Italia nell’aprile del 2019, per via dei primi dinieghi imposti allo sbarco del mezzo nel nostro paese da parte dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini.
Anche la Sea Eye infatti è diventata tra le principali Ong con le quali si è instaurato un lungo braccio di ferro con il governo Conte I, la cui linea sull’immigrazione è stata quella per l’appunto del ministro Salvini.
Il 3 aprile 2019 infatti, la Alan Kurdi ha fatto salire a bordo 64 migranti in difficoltà su un gommone non lontano dalle acque libiche. Da Roma è giunto subito il divieto di approdo in Italia, con la Sea Eye che ha rifiutato la proposta di sbarcare in Germania. La situazione si è sbloccata il 13 aprile, quando la Alan Kurdi ha avuto il via libera per entrare a Malta.
Situazioni simili si sono verificate a luglio, una prima volta il 5 luglio, nel bel mezzo della crisi tra governo italiano ed Ong Sea Watch: in quell’occasione, più di 60 migranti sono stati fatti salire a bordo della Alan Kurdi, la quale ha ricevuto un nuovo alt da Roma. Il secondo caso invece è del 31 luglio: in entrambe le occasioni, la nave della Sea Eye è stata fatta approdare a Malta.
Lo scontro con la Guardia Costiera libica
Il 26 ottobre si è registrato invece l’episodio più importante che ha coinvolto la Alan Kurdi. In particolare, dopo che i membri dell’equipaggio hanno individuato un barcone con 92 migranti a bordo, vengono avvicinati da alcuni mezzi della Guardia Costiera libica.
I militari libici hanno quindi intimato i membri di Sea Eye di non procedere con il trasbordo in quanto le acque in questione sono considerate di competenza libica.
A quel punto è emerso un momento di tensione, con la Guardia Costiera che ha anche sparato alcuni colpi in acqua ed in aria.Tuttavia i migranti sono poi saliti sulla Alan Kurdi, la quale ha poi fatto rotta verso l’Italia dove è sbarcata domenica 3 novembre a seguito del via libera del governo italiano.
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