Meloni-Xi, leader opposti ma paralleli nella marcia verso il top

Giorgia e Xi hanno vissuto l'isolamento. E hanno lottato per arrivare ai vertici

Meloni-Xi, leader opposti ma paralleli nella marcia verso il top
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Nella sala con le bandiere rosse e il Tricolore, ornata di fiori e un armonioso dipinto, anche se bruttino, sullo sfondo, si tiene l'incontro dei protagonisti di due lunghe marce. Xi Jinping, il nuovo Mao, al timone di una superpotenza globale e Giorgia Meloni, che nel suo piccolo è la prima donna premier del nostro paese, non più Italietta da seconda fila. Ovviamente le due nazioni non sono paragonabili sul piano del «peso» politico, economico e militare, ma i suoi leader hanno compiuto entrambi una «lunga marcia», con idee e sistemi diversi, se non opposti, che li ha portati al vertice. Tutti e due stanno bene attenti a non scivolare, durante al visita, sul piano ideologico, ma a rimanere ancorati al pragmatico mondo del commercio e dell'economia. Al massimo viene giustamente rispolverato, 700 anni dopo la sua scomparsa, il leggendario Marco Polo come «ponte» fra noi e il pianeta Cina.

Al nuovo Mao non si rinfaccia il comunismo da partito unico e ancora meno a Giorgia la solita ombra anacronistica del fascismo, che oramai va di moda quasi solo a casa nostra. A livello internazionale il presidente del Consiglio ha saputo scrollarsi subito da dosso l'immagine di Calimero piccolo, brutto e nero.

Xi e Giorgia, pur con metodi diversi, che cozzano l'uno con l'altro, hanno in qualche maniera compiuto percorsi politici paralleli. La differenza d'età, un quarto di secolo, gioca a favore della premier italiana per la strada ancora da percorrere nella lunga marcia. Xi è figlio di un veterano comunista epurato dalla Rivoluzione culturale, che da adolescente ha vissuto il duro esilio rurale assieme al padre. Giorgia non ha patito nulla del genere, ma per avere scelto da adolescente il Fronte della gioventù è stata a lungo isolata e demonizzata, come tutti gli attivisti di destra. Gli studi hanno significato, per entrambi i leader, una prova di capacità, se non di riscatto, conclusa a pieni voti.

La scalata politica, pur con percorsi e pesi diversi, curiosamente coincide dal punto di vista temporale. Xi inizia nei ranghi nelle province costiere della Cina fino al posto di governatore della provincia del Fujian, che conta oltre la metà della popolazione italiana. Più modestamente, ma democraticamente, Giorgia si fa le ossa in Azione giovani e viene eletta con Alleanza nazionale nel consiglio provinciale della capitale.

La vera ascesa di Xi, nel mondo dei mandarini comunisti a Pechino, coincide con la nomina di Meloni a ministro della Gioventù dell'allora governo Berlusconi. Se Xi Jinping viene designato come successore di Hu Jintao, la giovane Meloni ha ancora una pezzo di traversata nel deserto per arrivare alle tappe cruciali della sua lunga marcia. Xi diventa segretario del Partito comunista e nel 2013 presidente, cariche decise nelle segrete stanze del Politburo cinese, che si abbinano in automatico. Un anno prima Giorgia fondava Fratelli d'Italia con in testa un disegno per il futuro degli italiani.

La lunga marcia di Xi lo porta ad abolire i limiti del mandato presidenziale diventando, di fatto, un nuovo Mao. Quella di Meloni rompe per prima e doppiamente il soffitto di cristallo, come donna e per la discriminazione ideologica, portata a Palazzo Chigi da libere elezioni. In comune, Jinping e Giorgia, hanno una sola figlia, Xiao Muzi (piccolo legno) e Ginevra in Cina con la mamma.

Xi ha in mente una marcia ancora lunga e «imperiale» per sorpassare gli Usa e inglobare Taiwan.

Giorgia vuole pure cambiare il mondo, almeno in Italia e forse in Europa, ma senza guerre o regimi a partito unico. La lunga marcia è verso un futuro movimento conservatore, ma pure rivoluzionario, da compiere con il democratico consenso popolare.

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