Strage di civili nel Donetsk. E ora Kiev vuole mobilitare un milione di combattenti

Le vittime di Chasiv Yar salgono a 30, altri 6 morti e 31 feriti nel nuovo attacco nella zona residenziale di Kharkiv. Annuncio del ministro della Difesa: "Riprenderemo il Sud"

Strage di civili nel Donetsk. E ora Kiev vuole mobilitare un milione di combattenti

Ieri sono state tirate fuori due persone vive e i soccorritori non avevano perso le speranze di trovare ancora qualche superstite tra le macerie dell'edificio residenziale colpito sabato da un missile Uragan lanciato dall'esercito russo sulla cittadina di Chasiv Yar, nella regione di Donetsk, in Ucraina orientale. Un attacco che ha preso di mira ancora una volta civili inermi. Il bilancio ancora provvisorio, ieri, quando erano stati rimossi il 65 per cento dei detriti, parlava di 30 morti. Ma i soccorritori nel tardo pomeriggio ancora lavoravano senza sosta. Mancano all'appello 10 persone, fra cui dovrebbe esserci una bambina di 9 anni. La speranza è che qualcuno possa aver trovato riparo nel seminterrato al momento delle esplosioni.

Anche le zone residenziali di Kharkiv, la seconda città più grande dell'Ucraina che si trova nel nord-est del Paese, non sono state risparmiate dalle bombe, che hanno ucciso cinque persone e ne hanno ferite 28, tra cui un ragazzino di 16 anni. Sono stati colpiti solo edifici civili, un centro commerciale e le case dei residenti. Un padre e suo figlio diciottenne sono stati uccisi mentre si spostavano in automobile. Un altro raid è avvenuto domenica notte a Chasiv Yar, cittadina di circa 12mila abitanti che si trova nel Donbass, fra Sloviansk e Donetsk, provocando la morte di altre 18 persone. Sotto attacco anche la regione di Odessa, nel sud-ovest del Paese, dove quattro missili lanciati da aerei che sorvolavano la penisola di Crimea occupata hanno centrato un edificio. Nonostante la potenza di fuoco, secondo l'intelligence britannica i russi non starebbero però facendo molti progressi sul campo nel Donbass. Gli 007 inglesi ritengono che la stanchezza dei militari, dovuta alla mancanza di pause regolari dalla guerra, sia uno dei problemi più gravi dell'esercito russo. Allo stesso tempo, sottolinea il rapporto pubblicato dal ministero della Difesa su Twitter, i soldati ucraini hanno continuato ad esercitare una pressione localizzata sulla linea difensiva russa nella parte nordorientale della regione di Kherson, ma anche qui probabilmente senza passi avanti.

Kiev intanto sta preparando una controffensiva su larga scala per riprendersi il sud del Paese. Sta infatti raggruppando un milione di forze combattenti equipaggiate con armi occidentali per recuperare i territori meridionali occupati dalla Russia. È stato il ministro della difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, ad annunciarlo in un'intervista al Sunday Times. Sarebbe stato il presidente Volodymyr Zelensky ad ordinare di sviluppare piani per la liberazione delle zone costiere, considerate di vitale importanza per il Paese e la sua economia. «Comprendiamo che è politicamente necessario. Il presidente ha incaricato l'alto comando di sviluppare i piani e lo stato maggiore comunicherà di cosa c'è bisogno», ha spiegato Reznikov. Per Zelensky «la ritirata degli occupanti dalla terra ucraina è inevitabile, così come la loro punizione». «Dobbiamo resistere, dobbiamo combattere insieme ora su tutti i fronti: politico, dell'informazione ed economico, senza mostrare debolezza sotto alcun aspetto. Possiamo resistere a questa guerra solo insieme», ha detto il presidente ucraino. Il portavoce della Legione internazionale ucraina, unità composta da cittadini stranieri, Damien Magrou, nel corso di un briefing a Kiev ha ammesso però un notevole svantaggio dell'Ucraina, a causa della sua artiglieria pesante in inferiorità numerica di circa otto a uno rispetto ai cannoni russi. Poi c'è la questione segnalata dal commissario Oleh Kotenko dei circa 7.200 soldati ucraini di cui si sono perse le tracce e che sarebbero stati catturati dai russi e tenuti prigionieri.

Da segnalare infine la situazione sempre più difficile di Mariupol, ormai in mano all'esercito di Mosca. Da giorni la città portuale è senza acqua, corrente, gas e assistenza medica. Ieri i russi hanno aperto un corridoio di evacuazione verso Zaporizhzhia per gli abitanti.

«Potrebbe essere l'ultima occasione per ritrovare condizioni di vita civili e sicure, inutile restare nella speranza di un miglioramento», ha scritto il consigliere del sindaco legittimo in esilio, Petro Andryushchenko, spiegando che è necessario lasciare la città perché la maggior parte delle infrastrutture sono distrutte e non possono essere ripristinate prima dell'inverno, con la conseguenza che mancheranno le forniture di gas e riscaldamento, acqua ed elettricità. Inoltre ospedali e ambulatori non funzionano, non ci sono medici e le attrezzature sono state rubate.

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