Strangolato dall'ex amico che lo perseguitava da anni

I genitori della vittima: "Avevamo denunciato il killer ma lo Stato lo ha lasciato libero di uccidere Marcello"

Strangolato dall'ex amico che lo perseguitava da anni

I paesi sono come le famiglie: hanno tutti i loro piccoli-grandi, segreti. E Pontelangoscuro (6 mila abitanti a pochi chilometri da Ferrara) non fa eccezione, anche perché quelle ultime sei lettere finali nel suo nome suonano come un presagio di sventura. Di «oscuro», a Pontelangoscuro, circolava soprattutto l'odio che un giovane ha sempre covato nei confronti di un suo coetaneo. La storia di un'amicizia raschiata dal rancore, fino a essere soffocata da una presa mortale.

Marcello Cenci, 32 anni, è stato trovato morto sulle scale di un palazzo di Calle Juan Bautista Llovera, vicino a Valencia, all'alba di ieri. A strangolarlo, almeno così sospettano gli inquirenti, sarebbe stato l'amico-nemico di sempre: Eder Guidarelli, 32 anni, fermato a Ventimiglia. Movente del delitto: la gelosia per una ragazza. Da qui sono cominciate le persecuzioni di Eder contro Marcello: minacce e aggressioni. La vittima presenta denunce su denunce. Ma i pestaggi continuano. Cenci finisce più volte in ospedale. È allora che Marcello capisce che l'unica soluzione è cambiare aria: trasferirsi all'estero gli pare la soluzione migliore, anche per chi come lui è ancora disoccupato.

La scelta cade su Valencia, una città bellissima e piena di vita, dove Cenci spera - si illude - che anche la sua vita diventi bellissima. Ma non è così: per Guadarelli la vicenda non è ancora chiusa, la sete di vendetta continua inaridirgli mente e anima. E così raggiunge Velencia, recupera l'indirizzo di Marcello, va nella sua abitazione e lo strangola. Una dinamica che dovrà essere provata in sede processuale, ma di cui gli inquirenti sono abbastanza sicuri. Gli indizi raccolti contro Eder sono «univoci e concordanti», due aggettivi-chiave che hanno giustificato l'arresto del giovane, che dalla Spagna stava tentando di rientrare in Italia.

Marcello si era trasferito a Valencia da qualche mese e qui lavorava come barista. Il cadavere è stato trasferito all'Istituto di medicina legale per l'autopsia, ma sul corpo sono comunque già evidenti graffi e tumefazioni, segni evidenti di una colluttazione in cui Marcello ha avuto la peggio. Lui, gracile, ha tentato di difendersi, ma la rabbia e il fisico possente di Eder hanno avuto la meglio. Guardarelli, brasiliano di origine ma adottato da bimbo da una famiglia ferrarese, abitava a Pontelagoscuro. La sua fedina penale è macchiata proprio dalle numerose querele per aggressione presentate contro di lui da Cenci. L'ultimo caso, il più violento prima della morte di Marcello, risale a fine 2016. In quel frangente il padre del ferito aveva raccontato che il figlio era stato aggredito già nell'agosto 2016 a Pontelagoscuro e in novembre a Valencia, città: «Nostro figlio ha bisogno di protezione - avevano ripetuto i genitori del giovane - la prossima volta potrebbe succedere l'irreparabile». «Nel corso degli anni - raccontano i genitori della vittima - nostro figlio era stato aggredito tre volte in maniera terribile. In un caso erano stati necessari addirittura 54 punti di sutura al volto. La procura aveva chiesto l'arresto per Eder, ma l'istanza era stata respinta. In attesa del processo c'era un decreto che diffidava il brasiliano dall'avvicinarsi a Marcello. Ma sappiamo come è andata a finire.

Lo Stato non ha saputo proteggere un bravo ragazzo, permettendo a un assassino di realizzare impunemente il suo piano criminale».

Ora Cenci è steso sul tavolo di un obitorio, Guardarelli su una branda nel carcere di Imperia.

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