Da Strasburgo via libera alle nuove munizioni. Dopo liti e bugie anche il Pd vota a favore

Il Parlamento europeo approva la legge sulla produzione di proiettili per Kiev

Da Strasburgo via libera alle nuove munizioni. Dopo liti e bugie anche il Pd vota a favore
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Contrordine compagni: dopo svariate giravolte e spaccature, il Pd ieri si è (quasi) ricompattato al Parlamento europeo, nel voto finale sul famoso Asap (Atto a sostegno della produzione di munizioni) pro-Ucraina.

Nell'aula di Strasburgo il provvedimento, che comprende anche la facoltà - per i paesi che lo vogliono - di usare i fondi del Recovery per sopperire alla carenza di materiali difensivi, è passato con 505 voti favorevoli (Pse, Ppe, Renew), 56 contrari (estreme destre e sinistre filorusse e grillini) e 21 astensioni. Il Pd, per l'occasione, ha seguito le indicazioni del gruppo Pse cui appartiene, con due dissidenti anti-Ucraina - Smeriglio e Bartolo - che hanno votato contro. Il Nazareno di Elly Schlein stavolta ha dato il via libera al voto positivo. Un mese fa, a inizio giugno, la delegazione dem al Parlamento europeo si era spaccata in tre tronconi nel primo voto sul provvedimento. Schlein avrebbe voluto l'astensione collettiva, o addirittura l'uscita dall'aula, per dare un segno di discontinuità con la linea atlantica e pro-Ucraina del suo predecessore Letta e per tener buona la sinistra «pacifista» e anti-occidentalista che vuol contendere al leader grillino Conte. Ma aveva incontrato la ferma resistenza di una parte dei suoi, contrari a inseguire gli umori filo-putinisti e a distinguersi dalla linea degli stessi Socialisti Europei.

Così, all'epoca, la segretaria dem aveva rinunciato a dare qualsiasi indicazione su un voto così significativo, limitandosi a lasciare mani libere a chi intendeva opporsi. Come finì è noto: dieci dem votarono a favore di Asap, quattro (inclusa l'unica schleiniana doc, Camilla Laureti) si astennero, uno (il solito Smeriglio) votò contro, insieme ai neo-nazisti di Adf e a Le Pen. La ex responsabile Esteri Lia Quartapelle segnalò l'equivoco: «Populisti e estrema sinistra hanno volutamente ingenerato confusione, facendo credere che Bruxelles ci obblighi a spostare risorse del Pnrr sulle armi». Nulla di più falso ovviamente, ma in questa «confusione» era caduta con tutte le scarpe - consapevolmente o no non è chiaro - pure Schlein, che per settimane ha ripetuto che per lei era «inaccettabile togliere fondi ai nidi per metterli sulla produzione di armamenti. Per questo abbiamo presentato emendamenti al Parlamento europeo».

Gli emendamenti, ovviamente, sono finiti nel cestino.

Anche perché, come si sgolavano a spiegare a Elly quelli che nel suo partito capiscono qualcosa di politica estera, il regolamento Asap non riguarda solo l'Italia ma tutta Europa, inclusi paesi come i Baltici e la Polonia che hanno il regime criminale russo fuori dalla porta di casa e ne conoscono bene i rischi, per i quali potenziare la difesa è una necessità primaria, altro che nidi. Peraltro il governo italiano ha ripetuto in tutte le sedi e per mesi che la facoltà di usare il Pnrr per la produzione bellica non ci riguarda proprio. E alla fine lo ha capito pure il Nazareno.

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